C'era già- in tempi non sospetti- chi vedeva oltre e storceva il naso perchè aveva fiutato il pericolo. E puntualmente è diventato realtà: un caso di molestie nel metaverso ha infatti fatto scattare la prima storica contromisura da parte di Meta (ex Facebook), l'introduzione di una «distanza di sicurezza» fra avatar». Lo scorso dicembre, infatti, la ricercatrice Nina Jane Patel ha raccontato di essere stata molestata da tre avatar «con voce maschile» all'interno di Horizon Worlds, la realtà virtuale creata dall'azienda di Mark Zuckerberg e disponibile negli Stati Uniti e in Canada dal 9 dicembre scorso per le persone di almeno 18 anni.
Nel giro di alcune settimane e dopo minuziose verifiche interne, seguite da lunghi dibattiti su come reagire alla situazioni e su quali contromisure adottare, Meta ha fatto la sua mossa: gli avatar - ovvero le personificazioni digitali degli utenti - non potranno avvicinarsi a meno di un metro e mezzo. Una vera e propria distanza di sicurezza per permettere agli utenti di evitare contatti sgraditi.
Meta, riporta The Guardian, ha così motivato la sua decisione: «L'introduzione di un confine personale impedirà che chiunque possa invadere lo spazio personale del tuo avatar. Se qualcuno tenta di entrare nel tuo confine personale, il sistema interromperà il suo movimento». Lo scopo di una tale misura è evidente: «Pensiamo che aiuterà a stabilire norme comportamentali e questo è importante per un mezzo relativamente nuovo come la realtà virtuale». Nina Jane Patel, ricercatrice della società Kabuni specializzata nello sviluppo di esperienze virtuali per ragazzi fra gli 8 e i 16 anni, era stata invitata a testare Horizon Worlds proprio in virtù della sua professione. La ricercatrice ha raccontato che dopo un solo minuto dal suo ingresso all'interno del metaverso, il suo avatar è stato molestato da altri tre «con voce maschile», che l'avrebbero «palpeggiata» rivolgendole «frasi offensive», scattando persino delle foto. Dopo due mesi di polemiche, alla fine Meta sembra aver riconosciuto l'accaduto, con la storica decisione della distanza di sicurezza. Tra le numerose perplessità emerse a margine del dibattito sul metaverso e, in particolare, sul tipo di metaverso presentato a ottobre scorso dall'amministratore delegato di Meta Mark Zuckerberg, una delle più condivise e citate ha riguardato una serie di problemi di sicurezza online, in parte prevedibili e in parte no, che potrebbero interessare il nuovo ecosistema virtuale. Ed ecco che a sconvolgere il sistema è arrivata la denuncia di Patel.
Come molti degli ecosistemi virtuali immaginati e descritti quando si parla di metaverso, Horizon Worlds richiede l'utilizzo di un visore per la realtà virtuale, oltre che di un sistema di acquisizione del movimento tramite controller, necessari
per interagire con gli oggetti nel gioco. Richiede un account Facebook, anche, e permette di partecipare a giochi personalizzati creati dagli utenti e trovarsi con un massimo di 20 persone alla volta in uno spazio virtuale.
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