La denuncia sul lavoro nero su Facebook già a febbraio

Nessun complotto, la storia di Pizzo era nota in città

La denuncia sul lavoro nero su Facebook già a febbraio

Roma - Ecco la versione del Movimento Cinque Stelle. Dopo il 4 marzo 2018, data delle elezioni politiche, «la strategia del quarto potere, quello mediatico - scrive il Blog delle Stelle venerdì ha scalato di livello». Un complotto, quello contro Luigi Di Maio e la sua famiglia, ordito da «quelle lobby, famiglie di grossi prenditori e banchieri» che «una volta perso il controllo sul potere legislativo ed esecutivo, si è orientata esclusivamente all'uso brutale dell'unico potere che gli è rimasto in mano, il quarto, quello mediatico». Una serie di complotti, insomma, orchestrati per colpire il capo politico del M5s. Una sorta di strategia della tensione, partita con gli attacchi a Virginia Raggi e arrivata all'apice con l'inchiesta delle Iene sui lavoratori in nero alle dipendenze di Antonio Di Maio, padre di Luigi.

Per i pentastellati è stata un' imboscata organizzata ad arte con il fine di colpire il vicepremier e ministro del Lavoro e Sviluppo Economico. Ma le voci sulla vicenda di Salvatore Pizzo, operaio in nero dell'azienda di Di Maio senior, autore della denuncia fatta al programma Mediaset, a Pomigliano d'Arco circolavano già da alcuni mesi. A partire almeno da febbraio 2018, un mese prima del trionfo elettorale dei Cinque Stelle. A quel periodo risalgono una serie di chat pubbliche del gruppo Facebook «Pomigliano Indignata». Nella discussione incriminata, Salvatore Pizzo scrive, riferito al padre di Di Maio: «Mi ha fatto lavorare anche due anni in nero». E specifica: «Vi ricordo che io ho lavorato con il padre del parlamentare Di Maio e lui nelle conferenze diceva che veniva da una famiglia onesta, il padre è un imprenditore di Pomigliano d'Arco e il più grande evasore fiscale».

Altro particolare: nella chat viene menzionato, con un tag, anche Giuseppe Di Maio, fratello del vicepremier. Che quindi avrebbe potuto vedere in anteprima la denuncia che poi Pizzo avrebbe fatto davanti ai microfoni delle Iene. Come riferiscono fonti del luogo, in quel periodo di campagna elettorale, il fratello accompagnava Luigi Di Maio in quasi tutti gli incontri in Campania ed era spesso accanto a lui. Nel gruppo «Pomigliano Indignata», c'è chi dice a Pizzo «vedi che con questa dichiarazione rischi la denuncia, attenzione». E ancora «Se hai le prove porti avanti la cosa, se non le hai rischi grosso». Ma l'operaio, già allora, prima che il M5s andasse al governo, rispondeva sicuro: «Io non rischio niente, rischia il padre del vostro pupillo».

Comunque per il Movimento è un complotto: «Il problema della stampa è che non sta facendo libera informazione disinteressata - scrivono sul Blog ma sta compiendo un'opera di delegittimazione nei confronti di una forza politica per venire incontro agli interessi

affaristici e politici dei loro editori. Il quarto potere è l'unico su cui possono contare i veri sconfitti alle elezioni. E lo esercitano in modo brutale, per il loro interesse esclusivo». Ma a Pomigliano già sapevano tutto.

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