Trentatré medici morti, 4.824 operatori sanitari contagiati e 3.491 nuovi casi di positività al coronavirus in ventiquattr'ore.
Il nemico continua a guadagnare terreno, complice un immobilismo tutto italiano. C'è un milione e mezzo di mascherine, infatti, che potrebbero arrivare nel nostro territorio dalla Cina nel giro di cinque, al massimo sette giorni. Ma nessuno le vuole. Questa, poi, sarebbe solo la partita iniziale di una produzione che riuscirebbe a dotare il nostro Paese di centomila pezzi a settimana. La denuncia arriva da una azienda farmaceutica di Milano, che si occupa di medicinali per la prevenzione, fisioterapici, integratori e dispositivi medici. Chiede di omettere il nome per non farsi pubblicità, perché lo scopo è solo quello di contribuire nel piccolo a limitare i confini di questa tragedia.
«Siamo in piena emergenza - sottolinea il direttore amministrativo dell'azienda, Alessandra Bagnasco - si registrano ogni ora decessi di medici e personale sanitario e migliaia di famiglie piangono a distanza i loro cari, perché talvolta non riescono neppure a rintracciarne la salma. Quando è scoppiata la pandemia ci siamo mossi per cercare di aiutare, di dare un contributo e abbiamo contattato un nostro partner in Cina, con cui produciamo tamponi nasali, per cercare di reperire le mascherine necessarie per limitare la diffusione del Covid-19. Non avevamo mai trattato questo prodotto e non ci guadagniamo quasi nulla. Ma volevamo renderci utili». La ditta cinese di Wandong si è messa al lavoro e ha trovato in brevissimo tempo un milione e mezzo di mascherine tra monouso e N95, quelle più professionali, che possono essere riutilizzate. «La consegna oscillava tra 5 e 7 giorni - spiega la dottoressa Bagnasco - dopo il primo lotto ci avrebbero assicurato una fornitura di 100mila pezzi a settimana. Abbiamo contattato l'ufficio acquisti della Regione Lombardia, chiedendo loro di fare un prezzo equo. Sarebbero venute 60 centesimi le monouso e 1,30 euro le altre. Non avevamo problemi a sdoganare la merce ed erano prodotti certificati CE, accompagnati da scheda tecniche per identificare la qualità e la consistenza. Dalla Regione ci hanno detto che ci avrebbero fatto sapere. Ma è calato il silenzio». A quel punto i vertici dell'azienda hanno fatto la stessa proposta alla Protezione civile.
«Venerdì ci hanno risposto che la nostra offerta era stata protocollata e ci avrebbero contattato presto - prosegue la dottoressa Bagnasco - Stiamo ancora aspettando... Allora ci siamo rivolti ad alcune strutture sanitarie. Ma niente. Il problema è che nessuno si sente legittimato in questo momento a prendere decisioni. Noi siamo d'accordo con il commissario Domenico Arcuri che è fondamentale far partire in Italia una produzione di mascherine per coprire il fabbisogno. Ma nell'attesa bisogna riuscire in ogni modo a tamponare l'emergenza.
Se in Italia tasso il tasso di mortalità tra i contagiati è quasi del 10% e negli altri Paesi solo del 4 qualcosa vorrà dire. L'unica certezza è che bisogna muoversi in fretta e con determinazione per non continuare a seppellire i nostri cari».
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