A Desenzano sul Garda fermato kosovaro con un orologio appartenente alla famiglia

Giusto tre settimane e - voilà - casa Agnelli può dirsi «soddisfatta». L'onta lavata. La refurtiva restituita come per magia. Accadesse altrettanto a noi comuni mortali, si potrebbe tranquillamente dire che in Italia la giustizia funziona. Che le forze dell'ordine sono davvero tali, che i cattivi alla fine perdono.

Ma incominciamo dall'inizio. Siamo sul finire di marzo. La villa di Allegra Agnelli, vedova di Umberto e madre di Andrea, il presidente della Juventus, nella tenuta nel Parco della Mandria, comune di Fiano (Torino) finisce nel mirino dei ladri. Un furto anomalo, tra virgolette. Spariscono spariti cimeli di famiglia, ricordi a quanto pare soprattutto affettivi. Sull'entità reale del furto, in termini di soldoni, nessuna notizia.

Fatto sta che ieri i carabinieri di Torino arrestano a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, un cittadino kosovaro sospettato del colpo.

Il ruolo del fermato è ancora da definire e le indagini sono in corso: durante un controllo, i militari trovato però nella sua auto un orologio appartenente alla famiglia Agnelli, dal valore di circa 200mila euro. Adesso almeno i conti cominciano a tornare.

Tutti contenti, a parte il kosovaro in manette. Ma resta la sgradevole impressione che la legge sia forse uguale per tutti, ma le indagini troppo spesso no.

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