Il destino di Kiev tra Stati Uniti e Cina

Lavrov a Pechino ospite di Xi, Cameron a Washington vede Trump per sbloccare i fondi Usa

Il destino di Kiev tra Stati Uniti e Cina
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La Russia avanza, ma l'Ucraina è ben lontana dall'arrendersi. La Russia colpisce città e civili, l'Ucraina mette nel mirino oleodotti e flotta di Mosca. E nel frattempo, proseguono gli appelli alla fornitura di armi e munizioni con il conflitto che, anche a livello diplomatico, si espande inevitabilmente al resto del mondo.

Il colpo più importante sul campo arriva da Kaliningrad, in Russia, dove l'intelligence militare ucraina ha colpito la nave missilistica Serpukhov che ha preso fuoco riportando danni significativi che l'hanno di fatto messa fuori uso. «I mezzi di comunicazione e automazione della nave sono stati completamente distrutti», dicono da Kiev, secondo cui l'imbarcazione a breve sarebbe stata trasferita nel Mar Nero. Con i russi che continuano a colpire pesantemente le città ucraine, su tutte Kharkiv, il presidente Volodymyr Zelensky lancia l'ennesimo appello all'Occidente. «Kharkiv ha bisogno di protezione affidabile e il mondo non deve restare indifferente. Contro il costante terrore russo c'è una soluzione: sono necessari sistemi di difesa aerea e missilistica», ha detto il leader ucraino, trovando la sponda del ministro degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, che auspica un massiccio invio di Patriot a Kiev.

Ma la diplomazia si muove in sensi opposti. Ieri il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha incontrato a Pechino il presidente cinese Xi Jinping al termine del tour cinese di Lavrov. Le relazioni tra Pechino e Mosca si sono ufficialmente rafforzate, soprattutto per quanto riguarda alla lotta di quello che viene definito «il comportamento egemonico e intimidatorio» degli Stati Uniti. Anche se per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, Pechino, pur non mettendosi certo di traverso, rimane restia a ad appoggiare direttamente Mosca. Sull'altro fronte, il ministro degli Esteri britannico David Cameron è in missione negli Stati Uniti per cercare di convincere il congresso, a trazione repubblicana, a sbloccare i fondi per gli aiuti militari all'Ucraina. Cameron ha incontrato a quattr'occhi anche l'ex presidente e attuale candidato Donald Trump, principale ostacolo al via libera al pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari con Londra invece che da tempo spinge per una coalizione comune in chiave anti Russia. Summit anche con il segretario di Stato Antony Blinken che ribadisce: «Usa e Gran Bretagna riaffermano l'impegno a sostenere l'Ucraina». Anche se non connesso al bilaterale, un risultato concreto è arrivato. Washington ha infatti inviato all'Ucraina migliaia di armi e munizioni sequestrati all'Iran, trasferimento avvenuto già la settimana scorsa. Armi automatiche, fucili da cecchino, lanciamissili e migliaia di proiettili sono quindi nella disposizione dell'esercito ucraino e sono sufficienti per equipaggiare con armi di piccolo calibro una intera brigata di circa 4mila soldati. «Queste armi aiuteranno l'Ucraina a difendersi dall'invasione russa», spiegano da Washington. Una goccia nel mare, ma meglio di niente.

Mentre il Comitato investigativo russo sostiene di aver aperto un'inchiesta contro non meglio precisati membri della Nato e dell'Occidente in genere su un presunto «finanziamento di attività terroristiche» per compiere attacchi in Russia, continuando a puntare il dito su Kiev per l'attentato di Mosca, resta molto tesa la situazione che riguarda le centrali energetiche, in particolare quella nucleare di Zaporizhzhia. «L'attacco sconsiderato contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia aumenta il rischio di pericolosi incidenti nucleari.

La Russia dovrebbe ritirarsi dalla centrale», ha detto l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell. Mentre l'Ue, a seguito degli attacchi in serie contro i centri energetici ucraini, ha mobilitato la sua assistenza sotto forma di potenti generatori in grado di mitigare gli effetti negativi dei continui bombardamenti.

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