Elezioni Amministrative 2021

"Destra e sinistra? Un cliché. E Milano perde opportunità"

Il possibile candidato dei moderati: "La città è incompiuta. Il primo dossier: le piste ciclabili"

"Destra e sinistra? Un cliché. E Milano perde opportunità"

Per conoscere Oscar di Montigny basta aprire il suo sito internet e visionare una delle sue decine e decine di conferenze in giro il mondo. Ce n'è una per esempio in cui sale sul parco e comincia a dividere il pubblico tra ottimisti, pessimisti e realisti. E non c'è dubbio che oggi si metterebbe in quest'ultima categoria, vista la sfida che gli è stato chiesto di affrontare: sfidare Beppe Sala per la poltrona di sindaco di Milano. Lui deve ancora sciogliere le riserve («Mi sembra di essere in un film») e parafrasando il titolo di un suo libro potrebbe essere finalmente arrivato il «Tempo dei nuovi Eroi». Chief Innovabilit&Value Strategy Officer di Banca Mediolanum, presidente di Flowe (la banca digitale «che vuole rendersi cura del pianeta»), teorizza l'economia 0.0: i soldi non sono uno scopo ma un mezzo per il benessere comune.

E la politica?

«La politica è un mandato, ovvero non sei tu che ti mandi. Cercherei di portare un approccio innovativo».

Com'è cominciato questo film?

«Qualcuno che conosce il mio impegno mi ha chiesto la disponibilità. Cercavano un civico per la città, sono grato che mi abbiano chiamato».

C'è da scommettere che l'argomento numero uno siano state le piste ciclabili...

«Ah certo... (ride) In realtà la prima cosa che mi hanno detto tutti è: non candidarti! Ma da quando è in giro questa storia tutti, ma proprio tutti, mi hanno chiesto di sistemare la faccenda. Mia moglie, i miei figli, il tassista, al bar... Io però vivo vicino la tangenziale, per cui nel caso dovrò studiare il problema...».

Quale potrebbe essere il programma di Oscar di Montigny?

«Sicuramente non prescinderebbe da sostenibilità, ambiente e centralità dell'individuo».

Qualcuno direbbe: cosa c'è di centrodestra in questo?

«E io dico: per il centrodestra innovazione e benessere delle persone non sono importanti? La verità che destra e sinistra ormai sono un cliché».

Ovvero?

«Tutto si sta disintermediando, anche la politica. Capisco la logica delle alleanze, ma mettere una barriera ideologica non rappresenta più la realtà dei fatti».

Sala è di sinistra?

«Io lo percepisco come moderato. Criticarlo? Per me il confronto si fa su altro, guardando al futuro. Come diceva Mandela, se impari dagli errori e guardi avanti vinci sempre».

E guardando avanti?

«Milano non sta cavalcando le opportunità del suo tempo: mancano un po', diciamo così, di entusiasmo. Fa spettacolo come Londra ma un po' meno, è romantica come Parigi ma un po' meno, è innovativa come Berlino ma un po' meno. È un po' incompiuta».

Servono nuove idee. E nuovi Eroi...

«Serve un nuovo pensiero di socialità. Serve che Milano anticipi il futuro in tema di innovazione culturale, sociale e di genere. Se non coglie l'occasione, finirà per subire tutto questo mix che inevitabilmente sta arrivando».

Gabriele Albertini è disposto a fare il vicesindaco.

«È stato un grande sindaco e una delle persone più meritevoli degli ultimi decenni. Un uomo che ha progettato la Milano di cui oggi tanti si vantano. Non ci conoscevamo, so che ha letto i miei libri. Ha grande esperienza, culturale e politica. Sono onorato del suo appoggio».

Insomma: il film come finisce?

«Scioglierò le riserve tra poco, prima devo confrontarmi con la famiglia. Poi magari scelgono un altro, conosco le regole del gioco. Ma se prendono me si parte dal mio mantra: fai della tua vita un dono e fai di quel dono qualcosa di significativo per l'insieme.

Senza presunzione, con grande impegno».

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