"La Destra? Meglio realista che populista"

Il politologo: "La Le Pen cresce anche sulla demagogia dei suoi avversari"

"La Destra? Meglio realista che populista"

Roma - Professor Alessandro Campi il suo ultimo libro s'intitola «La politica come passione e come scienza». Ci vuole più l'una o l'altra?

«Sarebbero importanti tutt'e due. Lo spirito scientifico per spiegare la politica senza cedere all'ideologia o alle proprie simpatie personali e ricercare le soluzioni più idonee ai problemi della vita collettiva. La passione per impegnarsi nella vita pubblica senza badare al tornaconto personale. Ma nell'Italia di oggi sembrano mancare entrambe: gli analisti sono spesso militanti di partito mascherati e al posto della passione civile abbiamo risentimento e rabbia che alimentano l'antipolitica».

Sono i partiti populisti a fare leva sulle paure della gente?

«Sulla paura e sull'incertezza del futuro lucrano soprattutto i partiti populisti di opposizione, che soffiano sul disagio sociale per ottenere un facile consenso alle urne. Ma il problema sono anche i governi che fanno poco o nulla per trasmettere ai cittadini tranquillità e spesso danno l'impressione di non sapere che fare: sul clima, sulla sicurezza, sui problemi economici. Il terrorismo islamista fa certo paura, ma crea più ansia la mancanza di una strategia chiara e univoca per combatterlo».

Il voto al Front national o la crescita di Trump dipende solo da rabbia, protesta,esasperazione?

«In realtà, la sfiducia nei confronti della politica tradizionale nasce, oltre che dal risentimento, anche da considerazioni più razionali. Oggi, destra e sinistra si somigliano troppo: hanno le stesse ricette, non dicono mai niente di originale, assumono atteggiamenti conformistici, spesso finiscono per convergere a livello di sottogoverno. Si ha l'impressione che si spartiscano il potere alle spalle dei cittadini. E gli elettori ricercano voci dissonanti, anche se estremistiche. Sarà un caso, ma in Italia Salvini ha smesso di crescere nei sondaggi quando Berlusconi è tornato a fare l'opposizione a Renzi e ha lasciato perdere il Patto del Nazareno».

Ma il populismo rappresenta o no un pericolo per le democrazie?

«Lo può diventare se si continua a criminalizzarlo, come si è fatto stupidamente con Marine Le Pen, o se gli si oppongono ricette demagogiche come quelle da contrastare. Il regalo di 500 euro dato da Renzi ai diciottenni non sono una misura di politica economica, ma una forma di populismo di governo peggiore delle ricette proposte da chi sta all'opposizione. I populisti hanno spesso torto nel proporre soluzioni semplicistiche, ma hanno spesso ragione nei problemi che sollevano. Gli sprechi di denaro pubblico e l'autoreferenzialità dei politici sono realtà. Così il fatto che l'Europa sia diventata una forma di potere anonima e opprimente. Idem per lo strapotere della finanza a danno dell'economia reale e dei ceti produttivi».

La destra cosiddetta moderata deve rassegnarsi alla crescita di quella radicale e populista?

«Se ne sposa le ricette e lo stile gli elettori finiranno per preferire l'originale alla copia. I moderati non sono quelli che parlano piano, non prendono mai posizioni chiare o si accodano per timore a chi alza la voce. Sono quelli che propongono soluzioni razionali, praticabili e credibili ai problemi della gente e riescono a spiegarle con parole semplici. Che si assumono le responsabilità che la politica comporta e si fanno carico delle conseguenze delle scelte. Una destra autenticamente moderna dovrebbe sapere guardare al futuro con ottimismo, non accodarsi ai profeti di sventura».

L'ultima copertina dell'Economist è proprio contro i politici che giocano sulla paura e frustrano qualunque speranza nel domani...«Di politici che inclinano al catastrofismo e alle cattive notizie non se ne può più. La destra dev'essere realista, nelle analisi e nelle ricette e non vuol dire inclinare al pessimismo o al cinismo.

Siamo immersi in processi di trasformazione tecnologica così grandiosi che non si capisce come si possa prendere sul serio o avere semplicemente paura delle utopie regressive di un gruppo di fanatici armati di mitra e bombe che vorrebbero riportare il mondo all'anno Mille».

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