La destra risorta grazie al Cav

In politica, lo sappiamo da Machiavelli, contano quasi esclusivamente i rapporti di forza.

La destra risorta grazie al Cav

In politica, lo sappiamo da Machiavelli, contano quasi esclusivamente i rapporti di forza. «Riconoscenza» e «generosità» sono perseguite da pochissimi, che spesso, proprio per questo, cadono in disgrazia. Dunque, saremmo ingenui ad aspettarci dalla destra gratitudine a Berlusconi. Se però, nel 1993, egli avesse deciso, anziché di «scendere in campo», di continuare nell'imprenditoria o magari di mandare tutti a quel paese e godersi la vita, chissà, oggi forse esisterebbe ancora l'Msi ma difficilmente i suoi esponenti sarebbero stati o andranno al governo. Riconoscenza magari no, ma senso della storia, quello sì: e dal punto di vista storico, è stato il Cavaliere a introdurre nell'area di governo la destra, lui non essendolo, visto che era (ed è) l'erede dei moderati. Poi, per carità, i post missini sono stati bravi, e bravissima soprattutto Giorgia Meloni. Ma essi hanno sempre mostrato una sorta di senso di superiorità nei confronti di Berlusconi, anche quando era il Sole da cui dipendevano, appunto in ragione dei rapporti di forza. Se oggi un intellettuale come Marcello Veneziani scrive che Berlusconi è «un egoarca che riduce il mondo a gigantesco fatto personale», molti dei post missini questa idea l'hanno sempre pensata, solo che si guardavano ben dal proferirla ad alta voce, almeno fino al «che fai mi cacci?» di Gianfranco Fini. Erano convinti di provenire da una cultura politica seria, strutturata, rigorosa, dotata di senso dello Stato, mentre a loro avviso Berlusconi era rimasto un imprenditore prestato alla politica. Curiosamente, ma neppure tanto, la loro critica a Berlusconi assomigliava a quella della sinistra, e Fini era un beniamino dei post comunisti molto prima della rottura con Berlusconi. A essere maligni, ce li ricordiamo visivamente, nel 1992, post comunisti, missini (e leghisti) sfilare per le strade di Milano dietro gli slogan «Di Pietro facci sognare». Il giustizialismo è infatti sempre stata una voce di sottofondo, ma percepibile, di quello che lo storico Roberto Chiarini chiama «antiberlusconismo di destra».

Ora che i rapporti di forza si sono invertiti, ed è la destra a surclassare il centro, alcuni dipingono Berlusconi come neppure Travaglio. Che poi il Cavaliere sia politicamente finito, come crede qualcuno, è una ipotesi ancora tutta da dimostrare e, direbbe Mark Twain, fortemente esagerata.

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