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Devianze, figuraccia Letta: la ricerca (del ministero) dà ragione a Meloni

Meloni propone il diritto allo sport contro le "devianze giovanili". Letta sbrocca: "Viva le devianze". Ma per la polizia è un fenomeno pericoloso

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Enrico Letta avrebbe fatto meglio a citofonare a Luciana Lamorgese, indirizzo dicastero degli Interni. Il ministro l’avrebbe infatti convinto a non twittare, a pensarci a bene, a non cascare nello scivolone di chi gioisce (“evviva, evviva”) delle “devianze minorili”, cioè di una piaga su cui non solo si scervellano da tempo Unicef, dipartimento per le politiche della Famiglia e psicologi. Ma anche la polizia, seriamente preoccupata per un fenomeno che Letta invece considera una “ricchezza” che “rende la nostra società creativa, geniale e moderna”.

Riassunto. Ieri Giorgia Meloni ha presentato le proposte di Fratelli d’Italia per i giovani: l’istituzione di un “diritto allo sport” per evitare che vengano ingiottiti dalle "devianze che affliggono i ragazzi quando sono lasciati soli”. Insomma: un modo per copiare l’Islanda (che è riuscita a ridurre l’esposizione dei giovanissimi ad alcol, droghe e tabacco) e far crescere così "generazioni di italiani sani e determinati”. Apriti cielo. In quelle “devianze” il Pd ha letto chissà quale discriminazione in salsa omofoba. E infatti subito sono arrivati i tweet indignati di Alessandro Zan, Laura Boldrini (“concetto da Ventennio”) e Enrico Letta. Il quale si è superato con un laconico e paradossale “io lo penso e lo dico: viva le devianze”.

Ora, mentre era abbastanza chiaro cosa intendesse per “devianze” la Meloni, è ancora oscura la lettura data dal segretario del Pd. Il quale però, come dicevamo, avrebbe potuto banalmente bussare agli Interni e chiedere delucidazioni. Nel 2021, roba fresca, la Direzione centrale della polizia criminale (“criminale”, capito Enrico?) ha stilato un'analisi dettagliata proprio su questo fenomeno”, alla luce anche della “recente recrudescenza di alcuni fenomeni criminali che vedono come protagonisti i giovani”. La “devianza minorile”, dice il servizio analisi del Viminale, si concretizza “in comportamenti antisociali od illeciti, ma non necessariamente penalmente rilevanti”. Tradotto: baby gang, bullismo, cyberbullismo e via dicendo.

Tecnicamente la “devianza” è diversa dalla “delinquenza”. Perché nel primo caso rientrano anche “una serie di condotte” che non sono “reato” ma infrangono “regole sociali, morali e di costume”. Spesso, si legge nel rapporto, “è il frutto del connubio tra fattori psicologici” e fattori acquisiti nel contesto “familiare e sociale” dove vive il minore, che lo portano a maturare “situazioni di gravi disagi e difficoltà relazionali”. In certi ambienti mancano “modelli esemplari di una società sana e dedita alla legalità”. Si vive considerando la delinquenza come “normalità”. E si impara dagli adulti un “agire violento” che poi, per imitazione, viene esportato “nell’ambiente esterno”. Senza contare infine l’influenza del web, dei giochi violenti sulle console, delle serie tv “ispirate al mondo criminale” e delle "nuove tendenze del mondo musicale”, come il rap e il trap, che “spesso declamano nei loro testi ambientazioni criminali e comportamenti irrispettosi” verso Stato e Polizia. Non solo. “Ad accrescere il rischio della diffusione di forme di devianza giovanile vi è anche l’abuso di sostanze stupefacenti”, tra cui droghe sintetiche e nuove sostanze psicoattive.

Insomma: quello denunciato dalla leader di Fdi, per la polizia è “un fenomeno tanto complesso quanto rilevante”, una “spia di un disagio esistenziale con radici variegate e profonde”. E richiede “un approccio multidisciplinare e trasversale”, ma anche “un alto livello di attenzione" e "una risposta concreta” con “iniziative didattiche, sociali, culturali, religiose e sportive (la proposta della Meloni), nonché di educazione alla legalità rivolte ai minori".

Se Letta “esulta” per questo, siamo messi malino. No?

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