E pensare che hanno espresso solo una libera (e lecita) opinione: no alle adozioni gay. Per carità: una mitragliata di censure vip che neppure gli attentati in Pakistan. Da Elton John fino a Martina Navratilova, senza contare la batteria dei social network con tanto di hashtag boicottatore. Dopo che Domenico Dolce e Stefano Gabbana in una intervista a Panorama si sono detti contrari alle adozioni per le coppie omosessuali e «ai figli della chimica che non hanno mamma e papà» è scoppiato il putiferio.
A svegliare tutti è stato Elton John, ci mancherebbe, lui non si lascia sfuggire una polemica che è una: «Vergogna, come vi permettete di chiamare sintetici i miei figli?» ha scritto su Instagram prima di pontificare sulla qualità dello stile D&G («Il vostro pensiero arcaico è fuori tempo: proprio come le vostre creazioni di moda») e lanciare la fatwa: «Non indosserò mai più nulla di Dolce & Gabbana». A corredo sui social è arrivato l'hashtag #BoycottDolceGabbana, in sostanza un invito a non comprare più i loro vestiti. Diciamolo: un'apologia della censura. E una spaccatura clamorosa, e forse inevitabile, in quella cosiddetta lobby gay che, almeno su alcuni argomenti decisivi, è sempre sembrata compatta. Anzi, più che una spaccatura, una vera rissa verbale con toni talebani, roba da lasciare allibiti perché, insomma, vuol dire che anche nell'Occidente cristiano certi liberi pensieri non hanno cittadinanza. Martina Navratilova, ex campionessa di tennis che ha da poco sposato la sua compagna, ha scritto nientemeno che «le mie magliette D&G finiranno nel bidone, non voglio che nessuno le indossi». Più ruspante Courtney Love che non le manda mai a dire e che non vede l'ora di «bruciare tutti i miei vestiti Dolce & Gabbana». Invece Ricky Martin, la popstar che ha atteso molto prima di fare coming out, su Twitter è stato più etereo e visionario, usando un linguaggio cifrato a metà tra Prince e i bimbiminkia: «Le vostre voci sono troppo potenti per spargere così tanto odio, Sveglia siamo nel 2015, amate voi stessi ragazzi!». E vai di hashtag. Qui in Italia si è scatenata subito Ornella Vanoni, con un commento lievemente snob, ma appena appena: «Sono indecisa se bruciare il mio cappotto D&G di cincillà oppure darlo al barbone Antonio in Centrale». E nei prossimi giorni la polemica continuerà seguendo i fusi orari e le convenienze opportuniste: è il solito rituale garantito al limone quindi inutile stupirsi. Molti, anche i più insospettabili, sono tolleranti a parole, talvolta pure troppo, ma intolleranti nei fatti, talvolta pure troppo. E poi Dolce & Gabbana sono una preda golosa per avere visibilità, oltre che, magari, anche per compiacere altri stilisti concorrenti. Si è visto a Milano quando, per il processo su presunte irregolarità di bilancio, erano stati emarginati anche dall'amministrazione comunale, ancora pendente il giudizio, manco fossero evasori totali. Intolleranza a scatola chiusa. E forse pregiudiziale.
In ogni caso, mentre inizia il falò delle idee, i due stilisti (che hanno anche avuto un lungo rapporto sentimentale) hanno voluto precisare meglio il loro pensiero. Mostrando, come è giusto, lievi differenze di vedute. Già l'altro giorno Stefano Gabbana aveva parlato di «strumentalizzazione». Ieri Dolce ha invece scritto che «sono siciliano e sono cresciuto con un modello di famiglia tradizionale, fatto di mamma papà e figli. So che esistono altre realtà ed è giusto che esistano (...) ma questo non vuol dire che non approvi altre scelte. Ho parlato per me, senza giudicare le decisioni altrui». E stop. Una dichiarazione che non fa una piega e che, in un'epoca arrossata da disastrose violazioni della libertà di espressione, dovrebbe essere accolta solo da consensi o dissensi pacati. Dovrebbe. E invece molti sono tolleranti solo con i propri pensieri. Con quelli degli altri è troppo faticoso, capirete.
Non indosserò mai più nulla di Dolce e Gabbana. Le vostre voci sono troppo potenti per spargere così tanto odio.
Wow non ne avevo idea. Bisognerà vedere se queste sciocchezze faranno male al loro conto in banca
Sono
indecisa se bruciare il mio cappotto di cincillà #dolceegabbana o darlo al barbone Antonio in CentraleHo raccolto tutti i miei vestiti Dolce e Gabbana e li voglio bruciare. Non ho parole. Boicottiamo la bigotteria insensata
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