Dialogo dopo il disastro. Ma il "nuovo" Terzo polo è in salita

Marattin si candida alla guida, i renziani frenano: "Fuga in avanti". Una girandola di ipotesi. E spunta l'idea delle primarie

Dialogo dopo il disastro. Ma il "nuovo" Terzo polo è in salita
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La novità è che Italia Viva e Azione hanno ripreso, seppur timidamente, i contatti per rimettere in piedi il Terzo Polo, mandato all'aria dai litigi tra Renzi e Calenda. Si lavora sull'ipotesi di un ticket che possa rilanciare il progetto macroniano in Italia, dopo il flop elettorale alle Europee. La condizione di partenza è il passo indietro sia di Renzi che di Calenda. I gruppi dirigenti di Azione e Italia Viva non ne possono più delle bizze dei due leader. Le opzioni sul tavolo sono tre: Marattin-Carfagna, Boschi-Richetti, Costa-Paita. Tre soluzioni che dovrebbero, comunque, avere la benedizione in una costituente. Si fa largo anche l'ipotesi delle primarie. C'è un quarto scenario che potrebbe prendere quota: la richiesta al presidente della fondazione Einaudi Giuseppe Benedetto di assumere l'incarico di federatore. Per ora solo Matteo Renzi è uscito allo scoperto, annunciando un passo indietro e la disponibilità a lavorare su un terzo nome. Calenda resta in silenzio. Parla il suo alfiere Matteo Richetti, bocciando la proposta renziana. In realtà proprio Richetti, non in pubblico, sarebbe uno dei principali sostenitori della rinascita del Terzo Polo, tenendo aperto un canale diretto con Maria Elena Boschi. L'altra colomba calendiana è Enrico Costa, tra gli ospiti fissi della Leopolda, che insiste per la fusione tra i due partiti. Al Giornale Costa non si nasconde: «Io posso solo esprimere un pensiero ed un orientamento, che mi pare respinto dal segretario del mio partito. Di certo non mi metto a fare battaglie congressuali o competizioni interne. Se poi mi accorgerò che neanche il pensiero non omologato è tollerato, ne prenderò atto». Il deputato di Azione ricorda: «La frantumazione del Terzo Polo è la causa della sconfitta. Ora siamo di fronte a un bivio: ricucire pazientemente quello che si è strappato per tornare «protagonisti» o rassegnarsi al bipolarismo diventando «accessori» di uno dei due poli. La seconda via sarebbe il fallimento di 4 anni di lavoro». In casa Iv da ieri c'è sul tavolo la candidatura di Luigi Marattin: «Stavolta penso di mettermi in gioco direttamente. Spero che ci sia correttezza. La rottura del Terzo Polo è stato un crimine politico, di cui il deludente risultato di domenica è solo una conseguenza. Il gruppo unico Iv-Azione ce l'avevamo, e funzionava benissimo. Ora dobbiamo prendere atto della fine di un ciclo e ricostruire daccapo tutto, creando le condizioni politiche per un nuovo progetto. Ma deve essere un progetto che parta dal basso, coinvolgendo energie nuove. E non dalle lotte intestine tra gruppi dirigenti. In Italia c'è uno spazio enorme per un'offerta politica autenticamente liberal-democratica. Sta a noi costruirla. Con Schlein o con Meloni? Al momento, no grazie: nessuno dei due» - annuncia in un'intervista al Riformista.

L'uscita di Marattin è colta con fastidio dal partito. «Una fuga in avanti», viene bollata dai colleghi che preferiscono non rilasciare dichiarazioni ufficiali. In realtà il deputato Iv punterebbe a essere il nome in quota Renzi alle eventuali primarie del Terzo Polo.

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