Dibba scappa pure dai frondisti: "Non vi guiderò". E su Draghi delira

Il Che Guevara di Roma Nord molla già i ribelli: "Non voglio mettermi alla testa di una corrente". Sul premier vaneggia: "Non ho le prove ma dietro c'è Gianni Letta. Mi volevano ministro"

Dibba scappa pure dai frondisti: "Non vi guiderò". E su Draghi delira

Riecco Dibba l'anguilla. E pensare che stavolta qualcuno aveva pure creduto alla possibilità che lui si impegnasse, che si mettesse a capo della dissidenza, magari fondando un nuovo partito. Invece no. Almeno per il momento, Alessandro Di Battista conferma il soprannome ittico che gli avevano attribuito i suoi ex colleghi parlamentari grillini durante una delle sue tante eclissi dalla scena politica. Come un sommergibile, Di Battista si inabissa di nuovo nei mari dell'opinionismo. Fa una diretta Instagram, annunciata in pompa magna il giorno prima. «So che questa diretta era molto attesa», dice mentre si sistema davanti alla videocamera. Camicia di jeans con i tasconi, barba e capelli più lunghi del solito. «Li volevo far crescere ancora per sembrare più giovane», spiega ai followers. Il Che Guevara di Roma Nord mette subito in chiaro le cose. «Non sto capitanando correnti, scissioni. Non sto fondando partiti. Sto provando a dedicarmi da fuori a portare avanti determinate battaglie, come ho fatto in questi anni. Voglio fare questo». Il concetto lo ripete più volte durante i tre quarti d'ora di performance: «Sono un libero cittadino che non sta facendo partiti e non gestisce correnti». Poi cita Gianroberto Casaleggio, mandando una frecciata ai suoi ex compagni grillini. «Gianroberto diceva che le correnti le fanno i partiti». Sarà rimasto deluso chi si aspettava la chiamata alle armi. Il Masaniello preferisce stare fuori dalla politica, ma comunque davanti ai riflettori. «Occorre fare opposizione e tirare fuori dei temi», si rivolge alla platea social. Salvo poi specificare che lui farà opposizione da fuori, che non ha intenzione di tornare in Parlamento. Dibba consiglia: «Alcuni mi hanno chiesto consiglio, gli ho detto fate ricorso per essere riammessi nel Movimento, se vi credete nel giusto». Nella spaccatura dentro una scissione che ancora non c'è si mette dalla parte di chi, come Morra, vuol battagliare per essere riammesso. La frase suona come una bocciatura nei confronti dei parlamentari che si stanno dando da fare per creare gruppi autonomi.

Di Battista liscia anche il pelo a Conte «è un galantuomo». Cita più volte l'ex premier. È morbido nel suo giudizio sul Sì a Draghi propagandato da Conte «lo ha detto perché è un uomo di Stato». Comportamenti che avvalorano i sospetti di convergenze tra contiani e ribelli. La diretta si fa più interessante quando l'ex parlamentare ricostruisce dal suo punto di vista gli ultimi anni di storia politica. «Nel Conte 2 ero disponibile a entrare, ma il Pd aveva posto un veto nei miei confronti, poi c'era la condizione dentro io se entra la Boschi, e io ho allora detto no», racconta. «Anche per il Conte ter mi era stato chiesto di entrare, ma quando è rientrato Renzi ho detto no», spiega. Di Battista avrebbe tollerato l'operazione dei responsabili ma non un ritorno di Renzi. Accusa il M5s: «Prima hanno detto no a Draghi, poi la linea è cambiata, non ho cambiato io idea - sottolinea - quel ministero della transizione ecologica chiesto da Grillo non esiste mentre Giorgetti allo sviluppo economico gestirà anche l'Ilva».

Il giudizio su Draghi è quello che conosciamo. Infatti Dibba se la prende con gli adulatori: «Ogni volta che Draghi dice qualcosa sembra che sia venuto in terra il tredicesimo apostolo». Evoca complotti e poteri forti: «Dietro Draghi c'è Gianni Letta».

Dice di essere favorevole alla cannabis legale, contrario alle espulsioni dei dissidenti, crede che «sia una scelta giusta far votare gli iscritti sulle espulsioni». Precisa di non volersi candidare nel direttivo del M5s. La diretta si interrompe. Resta la domanda: cosa farà Dibba da grande?

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