Uno è già circondato ancora prima di partire, l'altro si è trasformato da king maker in kamikaze e il terzo aspetta alla finestra. Giuseppe Conte, Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, con tutta probabilità, dopo l'addio di Davide Casaleggio si contenderanno quello che rimane del M5s. Se si escludono le vicende giudiziarie del figlio Ciro, tra i tre quello più in difficoltà politica è proprio l'ex avvocato del popolo italiano. Trascinato per mancanza di alternative nell'impresa della rifondazione grillina, in questo momento è l'unico leader di cui dispone il Movimento. Chiuso nella casa della fidanzata Olivia Paladino insieme ai fedelissimi dello staff comunicazione, Rocco Casalino in testa, telefona e scrive. Sente soprattutto alcuni pezzi grossi del Pd e lavora alla Carta dei valori dei Cinque stelle del futuro. Ma la sintonia con i pentastellati sembra svanita da giorno successivo in cui ha deciso di accettare l'incarico di nuovo capo. Da quel momento si è trovato a fare i conti con le asprezze di un partito in ebollizione perenne. Stretto tra le ambizioni dei parlamentari al primo mandato e le manovre del gruppo dei cosiddetti big. Proprio alla vigilia dello strappo di Casaleggio, giovedì, sono ripartite le voci su deroghe imminenti al tetto dei due mandati, blindato pubblicamente da Grillo e in privato da Conte. Veleni che hanno fatto dubitare fino all'ultimo l'ex premier sull'opportunità di prendere la guida del M5s. Troppo tardi per tornare indietro, ora l'obiettivo è azzerare l'attuale gruppo dirigente e ridimensionare il potere di un Grillo acciaccato a causa dei guai del figlio. Lo scontro tra il neo-leader e la vecchia guardia è appena all'inizio. E prima o poi Conte si troverà di fronte a una scelta sul limite del doppio mandato. Senza deroghe, l'ex premier avrebbe vita facile nel costruire il suo partito personale, ma potrebbe partire un esodo in grado di far saltare gli equilibri. Non solo. Conte dovrà fare i conti con i parlamentari fedeli a Casaleggio, rimasti nel M5s. Come nota su Twitter Nicola Biondo, ex capo comunicazione del M5s alla Camera e co-autore dei libri Supernova e Il Sistema Casaleggio, sono cinquanta gli eletti che hanno versato a Rousseau tutte le mensilità dovute. Quanto basta per tenere sotto scacco la rifondazione.
Poi c'è Grillo. Ammaccato ma non esautorato. L'ultimo guizzo del Garante, prima del video sul figlio, si è visto quando ha stoppato Conte sul nuovo simbolo. «Non gli regalerà tutto ciò che ha costruito», riflette con Il Giornale una fonte di primo piano. L'ex premier avrebbe voluto inserire la dicitura «Con-Te», ma il fondatore non vuole un partito personale. E però nel rapporto con il Pd peserà ancora per un po' il filmato-kamikaze sul presunto stupro dell'erede. Così Conte potrebbe approfittarne per prendersi man mano i pieni poteri.
Interessante la posizione di Di Battista. Imprescindibile come ariete di sfondamento per una ipotetica nuova formazione benedetta da Casaleggio, lui per il momento si lascia desiderare.
Non ha interrotto i rapporti con Grillo e non ha spezzato il filo con l'influente Luigi Di Maio, al primo incidente di Conte e dello schema giallorosso il suo nome verrebbe tirato in ballo come futuro frontman. Per il momento lui legge, scrive e tiene viva la fiammella del grillismo delle origini. È lunga la fila di chi attende in riva al fiume la salma politica di Conte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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