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"Diciamo no all'invasione dell'olio sporco tunisino"

I mastri oleari italiani sono sul piede di guerra contro l’Alto rappresentante UE Federica Mogherini

"Diciamo no all'invasione dell'olio sporco tunisino"

Un vero e proprio tsunami di scadente olio tunisino si abbatte sulle colture italiane e soffoca il mercato dell’ottimo extravergine di nostra produzione (guarda il video).

I mastri oleari italiani sono sul piede di guerra contro l’Alto rappresentante UE Federica Mogherini, che, chissà mai per quale oscuro e scellerato patto, ha concesso alla Tunisia di esportare in Italia migliaia di tonnellate di pessimo prodotto nordafricano. Chi ne andrà a soffrire? Soprattutto i piccoli produttori, che rischiano l’estinzione. Ma un grave danno lo subiranno anche i medi e i grandi, considerato l’abbassamento del prezzo di mercato del prodotto, qualunque esso sia, agli occhi del consumatore.

Chi spiegherà alla casalinga che il prezzo basso di quell’olio al terzo piano dello stand dell’ipermercato non corrisponde in percentuale alla qualità del prodotto? Chi potrà mai convincerla che per produrre un litro di olio di ottima qualità il produttore non spende meo di sei euro per litro? Probabilmente nessuno. Perché sembra che del prodotto Italiano, oggi, non importi più nulla. Men che meno della tutela, della difesa sia del prodotto stesso che del consumatore. L’olio d’oliva è alla base della dieta mediterranea, il primo consiglio del medico, l’unico condimento che, non solo piace, ma fa bene alla salute. Quand’è buono!

Il problema è che tra i tanti buoni, si stanno infilando olii pirata. Di pessima fabbricazione, pessima provenienza. Chi lo sa, per esempio, che in alcuni di quei paesi terzi da cui provengono certe ciofeche olearie sia ancora autorizzato l’uso di pesticidi vietatissimi da oltre un ventennio su tutto il territorio della UE? Certamente non l’italiano medio. Ma i politici, sicuramente, lo sanno. E come! E dunque ci chiediamo tutti il perché di questa dissennata scelta di aprirei ancora di più le porte dell’Europa a prodotti senza garanzia di qualità e di tutela della salute del cittadino. Fosse solo questo, poi, il danno. In realtà non sarà solo il cittadino a patire, ma il Paese intero, anche nella sua morfologia e nel suo aspetto. Spariranno i magici uliveti della Puglia, della Calabria, della Toscana, del Lazio, della Liguria… spariranno mestieri e professioni. I produttori saranno costretti a reinventarsi, a diversificare in maniera radicale la proposta produttiva.

Mimmo Fazari, produttore Calabrese da generazioni, per esempio, ha deciso di entrare sul mercato, oltre che con il suo apprezzatissimo olio, anche con altri prodotti, non solo alimentari, come il famoso Pandulivo, nobile sostituto del panettone, ma, soprattutto, con una linea di cosmetici e detergenti all’olio extravergine d’oliva, secondo l’antica tradizione romana. Una sorta di salvagente per la propria azienda che avrebbe potuto patire proprio l’invasione incontrollata dei prodotti magrebini.

Ma quanti come lui riusciranno a trovare una soluzione e uno spazio vitali? E, comunque, perché dovrebbero farlo i nostri, che garantiscono da sempre l’alta qualità, e non quei produttori stranieri che, invece, stanno imponendo, con la forza, il peggio del peggio in campo alimentare? Domande a cui dovrebbero rispondere il nostro Governo e i nostri rappresentanti in Europa, ma che temiamo, rimarranno inascoltate.

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