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Diciotti, ora spunta il cavillo anti-Salvini: "Ricorso dei giudici possibile"

Secondo il presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, "se l'autorità giudiziaria dovesse ritenere che la decisione è ingiustificata allora può sollevare un conflitto di attribuzione"

Diciotti, ora spunta il cavillo anti-Salvini: "Ricorso dei giudici possibile"

C'è una possibilità, forse solo un'ipotesi accademica, ma corroborata dalle dichiarazioni del presidente della Corte Costituzionale: la partita del caso Diciotti potrebbe non essersi chiusa. Salvini ha esultato per l'autorizzazione a procedere negata dal Senato, ma se volessero i giudici del tribunale dei ministri di Catania potrebbero scrivere un nuovo capitolo.

A rivelarlo è Giorgio Lattanzi, il presidente della Consulta durante la relazione sull'attività della Corte costituzionale tenuta nella seduta straordinaria davanti al capo dello Stato, Sergio Mattarella. Alla domanda su cosa potrebbe succedere su un caso come quello del ministro Salvini, la toga ha risposto chiaramente che "se l'autorità giudiziaria dovesse ritenere che la decisione è ingiustificata allora può sollevare un conflitto di attribuzione". Questo non significa che la partita del caso Diciotti si riaprirebbe automaticamente, perché "poi, ovviamente, si vedrà se è ammissibile o meno". Ma sarebbe sicuramente un'altra possibile puntata dell'infinita vicenda che parte la scorsa estate.

I fatti sono noti. La nave Diciotti della Guardia costiera viene tenuta in porto per alcuni giorni con a bordo i 117 migranti recuperati al largo della Libia. Il governo tratta una soluzione con l'Europa per la redistribuzione dei richiedenti asilo. Poi arriva lo sbarco e l'apertura dell'indagine da parte della procura di Agrigento. Il fascicolo passa di mano in mano e arriva alla fine al Tribunale dei ministri di Catania, che chiede al Senato l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno.

La giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama dà parare negativo, nonostante i mal di pancia interni al Movimento Cinque Stelle. Poi nei giorni scorsi arriva il "no" del Senato al processo: Salvini ha agito nell'interesse dello Stato. Non va messo alla sbarra.

Il parere di Lattanzi ha fatto drizzare le antenne al presidente della Giunta per le autorizzazione di Palazzo Madama, che ha sostenuto il "no" all'autorizzazione a procedere. "Non credo sia necessario ricordare al presidente della Corte Costituzionale Lattanzi il comma 3 dell'articolo 9 della legge costituzionale 1/1989 che definisce 'insindacabile' ciò che decide l'assemblea o del Senato o della Camera sui membri del governo inquisiti - dice Gasparri - Poiché la decisione di negare l'autorizzazione a procedere sul caso Salvini-Diciotti, presa dal Senato, è stata ampiamente motivata sotto ogni profilo giuridico e costituzionale, ed è stata votata in modo pressoché plebiscitario dall'aula, non ci sono spazi per dubbi o per affermazioni incostituzionali". Per Gasparri "l'amore per il cavillo o per teorie astratte non può lasciare adito a dubbi".

"Se la Corte vuole rispetto, rispetti il Parlamento - attacca il forzista - Più Costituzione meno cavilli. Meno ordinanze politiche più rispetto del ruolo di tutti e del valore della vita. I fatti sono chiari, come relatore e come presidente delle Giunta per le immunità e le elezioni del Senato ho garantito il pieno rispetto delle norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti. "Dopo la approvazione con ampio consenso delle mie ampie relazioni in giunta e in aula, le decisioni del Senato sono chiare, congruamente motivate e insindacabili per il voto ottenuto.

Non credo sia un caso che il giorno dopo la decisioni di Palazzo Madama anche il Tribunale dei ministri di Catania abbia desistito da ulteriori iniziative, francamente, se non temerarie, quanto meno superflue".

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