Dieci colpi di pistola: straniero ucciso in strada

Vittima un buttafuori senegalese. La moglie: «È razzismo». Ma si segue la pista della droga

Dieci colpi di pistola: straniero ucciso in strada

Cristina Bassi

Milano La pista dell'odio razziale, dietro l'omicidio di Assane Diallo, parrebbe esclusa dagli inquirenti. Quasi totalmente. Più probabili sarebbero un legame con il giro dello spaccio oppure la ritorsione per uno sgarro fatto a qualcuno della malavita. Di certo il 54enne di origine senegalese, regolare in Italia, è morto sabato sera per strada a Corsico, nel Milanese, raggiunto da dieci colpi di pistola.

Undici i bossoli di un'arma calibro 9 per 21 trovati a terra dei carabinieri di Corsico che indagano sul delitto. Dei dieci colpi andati a segno, sei hanno raggiunto l'uomo in faccia e quattro tra torace e spalle. Quasi tutti sparati da vicino, quando la vittima era già a terra. È stata un'esecuzione. L'omicidio è avvenuto in via Curiel, in una zona di caseggiati popolari, pochi minuti prima delle 23. Nessun testimone oculare e nessuna telecamera di sorveglianza. A dare l'allarme sono stati alcuni cittadini che hanno sentito gli spari. Già nelle ore successive però i militari guidati dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola hanno fatto scattare diverse perquisizioni nelle abitazioni di conoscenti e persone che Diallo frequentava, tra Corsico e Cesano Boscone, dove l'uomo abitava con la moglie e la figlia di 11 anni. Proprio le ricerche intorno alle persone contattate dalla vittima nell'ultimo giorno di vita hanno permesso di trovare una pistola che potrebbe essere l'arma del delitto. Una calibro 9 per 21 appunto, che si trovava in un vano comune di un palazzo di via Curiel, a pochi passi dal luogo dell'uccisione. Il killer l'avrebbe nascosta qui fuggendo. È al vaglio degli esperti della balistica e della Scientifica per stabilire se abbia sparato sabato sera e per cercare le eventuali impronte digitali.

Diallo faceva il buttafuori nei locali e l'addetto alla sicurezza nei supermercati. Non aveva precedenti per droga, era solo stato denunciato una ventina di anni fa per spendita di denaro falso e per una patente contraffatta. Secondo gli inquirenti però, aveva a che fare con il mondo dello spaccio. Nella notte di sabato la moglie e la figlia hanno raggiunto il luogo dell'esecuzione. La compagna ha riferito ai carabinieri che il 54enne aveva avuto la sera precedente una lite con un uomo che lo aveva insultato perché di colore. Da questo racconto è nata l'ipotesi di un omicidio a sfondo razziale. «Se gli investigatori - dichiara il sindaco di Corsico Filippo Ferrante - accerteranno che si tratta di crimine razziale, come afferma la moglie, la condanna mia e dell'intera amministrazione sarà senza se e senza ma. Ho confermato agli inquirenti la massima disponibilità delle istituzioni. Forniremo tutto il supporto necessario. Intanto - conclude il primo cittadino della cittadina diventata celebre anche per essere stata scelta come sede dalle famiglie di 'ndrangheta - con la polizia locale abbiamo deciso di rafforzare il presidio di alcune zone fino alle 22 e, due giorni alla settimana, fino alle 24».

Gli investigatori avrebbero già chiaro lo scenario e avrebbero individuato l'ambito entro cui indagare. Non quello del razzismo quindi, ma quello dello smercio di stupefacenti. Diallo potrebbe aver fatto un torto a qualcuno del giro.

Oppure, se la droga non c'entra, potrebbe aver pestato i piedi a un «piccolo boss» della zona svolgendo il lavoro di buttafuori. Se l'arma trovata nel caseggiato popolare si rivelerà quella giusta, la soluzione del caso potrebbe essere molto vicina.

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