Dieci domande al sindaco Ignazio Marino. Anzi: nove più una, l'ultima e la più importante. Dieci questioni sul ruolo del primo cittadino nell'inchiesta che ha svelato il verminaio della città eterna: dubbi, ombre, incertezze, zone grigie che inquietano da giorni i romani e che meritano forse qualcosa di più dell'alzata di spalle che il Forrest Gump del Campidoglio riserva a qualsiasi obiezione.
A Che fine hanno fatto i rendiconti delle sue spese elettorali? Sono trascorsi più di 18 mesi dalla sua elezione al Campidoglio, sancita dal ballottaggio contro Gianni Alemanno il 10 giugno 2013 e alla faccia della trasparenza non è possibile controllare da chi lei abbia ricevuto contributi elettorali ben 18 mesi dopo la sua elezione a sindaco. Al momento c'è solo una cifra, 361.009,05 euro, corrispondente alle sue spese elettorali denunciate, senza accenno ai contributi ricevuti. Dalle carte dell'inchiesta emergono due bonifici ricevuti, uno da 10mila euro effettuato dalla 29 Giugno e un altro da 20mila bonificato dal Consorzio Eriches 29. Alla Corte di Appello di Roma, dove i rendiconti sono depositati, ci hanno dato un assenso di massima alla loro consultazione salvo però subordinare il tutto all'autorizzazione di un presidente poi mai arrivata. Lei ieri ha detto: «Noi abbiamo raccolti fondi anche tra le cooperative e sono certificati dalla Corte dei conti». La Corte dei conti però non conferma. E del resto nella banca dati delle deliberazioni della sezione controllo del Lazio, sul sito della Corte dei conti, risultano evasi i controlli su 10 degli undici comuni superiori a 15mila abitanti al voto in quella tornata elettorale del 27-28 maggio 2013: ne manca uno, Roma.
B Una decina di giorni fa il suo staff aveva promesso che avrebbe presto fornito prova di tutti i contributi ricevuti da Buzzi & C. Stiamo ancora aspettando. Dov'è finito quell'Ignazio Marino che, da candidato alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco di Roma, documentò sul suo sito perfino le spese per gli adesivi?
C Tre mesi prima di essere eletto sindaco lei era stato eletto senatore, carica da cui poi si dimise. In quella campagna elettorale denunciò, come riscontrabile tuttora dal sito del Senato, di aver ricevuto come contributo elettorale 10mila euro da una società cooperativa di Torino, il cui nome è però criptato. Di chi si tratta? È una cooperativa legata in qualche modo al mondo di Salvatore Buzzi?
D La legge stabilisce chiaramente che i contributi ricevuti da persone giuridiche, per qualsiasi importo, debbano essere deliberati dagli organi direttivi della società erogante e messi in bilancio, e che questi documenti debbano essere allegati al rendiconto del candidato. Esistono questi documenti relativamente ai 20mila euro da lei ricevuti da Eriches 29 per la sua campagna elettorale? O dobbiamo ritenere il contributo illegittimo?
E lei ha detto di non avere mai conosciuto Buzzi, eppure decine di foto scattate in svariate occasioni e pubblicate su tutti i giornali vi ritraggono insieme. Non solo: lei ha più volte rivolto pubblici encomi alla coop 29 Giugno di Buzzi, per l'assistenza ai romani alluvionati tra il 31 gennaio e il 3 febbraio 2014, e per la ripulitura straordinaria degli argini del Tevere, tra il 26 e il 28 marzo 2014. Perché ha finto di non sapere chi fosse Buzzi?
F Perché lei ha continuato a concedere alle cooperative di Buzzi e ad altre coop proroghe illegittime negli affidamenti di servizi sociali come la gestione dell'emergenza abitativa, peraltro già affidato dalla precedente amministrazione senza gara europea e in assenza di qualsiasi procedura concorrenziale malgrado la legge lo prevedesse? Eppure, come da noi rilevato qualche giorno fa, sin da aprile il ministero dell'Economie e Finanze ha recapitato a Roma Capitale, e quindi a lei, una relazione in cui fa tutta una serie di rilievi sulla gestione «allegra» degli affidamenti alle coop sociale da parte di Roma Capitale. Ad esempio «il servizio di assistenza temporanea alloggiativa emergenziale - scrivono gli ispettori del Mef - ha continuato a essere fornito dal medesimo soggetto, in virtù di ripetute proroghe che si sono protratte sino al 15 settembre 2013». E dopo si è passati addirittura a una proroga de facto che per la Ragioneria di Stato «oltre a porre i presupposti per la generazione di un debito fuori bilancio, (...) espone i soggetti che hanno ordinato o consentito la prestazione a dirette responsabilità economiche».
G Perché ha concesso, con delibera 312 dello scorso 24 ottobre l'immobile di proprietà capitolina in via Pomona 63/65 alla cooperativa sociale 29 Giugno al canone annuo di 14.752,80 euro annui (1229,40 mensili), con uno sconto dell'80 per cento rispetto al prezzo di mercato del canone, valutato dall'ufficio stime dello stesso Campidoglio di euro 73.764,00 annui? È vero che lo sconto è previsto dal D.Lgs. n. 460/1997 riguardante l'assegnazione di spazi a uso sociale. Ma vista la realtà che emerge dall'inchiesta in corso, è ancora convinto dell'opportunità di questa operazione?
H lei in un video datato 30 aprile 2013 e ancora reperibile in rete aveva affermato: «Ho deciso che il mio primo stipendio da sindaco, non so neanche quanto sia esattamente, lo investirò tutto in obbligazioni della cooperativa 29 Giugno perché questa è la strada giusta». Ha poi girato la sua prima busta paga a Buzzi e compagnia?
I La sua squadra è pesantemente coinvolta nell'inchiesta Mondo di Mezzo. Il suo assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, poi dimessosi, è indagato perché sospettato di essere l'albero di trasmissione delle volontà di Buzzi nella giunta e ha condotto la sua campagna elettorale anche grazie a due contributi da 10mila euro ciascuno ricevuti dalla cooperativa 29 Giugno. Il presidente del Consiglio comunale Mirko Coratti, figura di espressione dell'aula ma per consuetudine gradita al sindaco, è indagato per corruzione aggravata e finanziamento illecito e avrebbe ricevuto illegalmente da Buzzi 150mila euro. E poi: il coordinatore del piano di prevenzione triennale contro la corruzione del Comune, Italo Walter Politano, iscritto nel registro degli indagati per associazione mafiosa, il direttore generale dell'Ama Giovanni Fiscon nominato capo dell'anticorruzione dell'Ama e poi arrestato. Troppi uomini sbagliati nei posti sbagliati.
Lei non ha proprio nessuna responsabilità?J Ultima e più importante: perché, malgrado tutto questo, non si dimette da sindaco di Roma? È giusto che la capitale d'Italia abbia come primo cittadino un politico su cui gravano tutte queste ombre?
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