«Io sono uno degli 80 del VII NUCLEO. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte». È il post che appare sulla pagina facebook di Fabio Tortosa, poliziotto (e rappresentante sindacale, del Consap) che il 9 aprile, due giorni dopo la sentenza europea di condanna dell'Italia, difende l'irruzione alla Diaz e raccoglie in poco tempo 191 «mi piace». Colpisce il tono di tanti commenti: «grande Fabio», «d'altronde in un Paese dove Giuliani è ritenuto un santo che ti vuoi aspettare?», «per questo ti ho invidiato». E ancora: «bella l'Italia! Un grande centro sociale dove sono subito tutti pronti a dare contro al poliziotto cattivo». Il premier Renzi non vuole «capri espiatori», ma sostiene che sulle responsabilità politiche per le violenze alla Diaz ancora non è stata fatta «chiarezza fino in fondo». Il ministro dell'Interno Alfano promette «una valutazione in fretta e con rigore, non escludo massima severità». Il Dipartimento dalla Ps ha già «avviato gli accertamenti relativi alla paternità delle dichiarazioni contenute» e, nel caso fossero «opera di un appartenente alla polizia di Stato, si avvieranno le conseguenti procedure disciplinari». Tortosa esprime stupore per queste reazioni e afferma che «le mie parole sono state travisate, il VII Nucleo a Genova nell'irruzione alla scuola Diaz ha rispettato tutte le norme, le leggi e le prassi».
E ancora: «Se persone sono state picchiate, al di fuori delle norme di legge, io non ne ho contezza: lì - racconta a Radio Capital - abbiamo fatto sì che tutte le persone venissero ammucchiate nella palestra, dopo di che siamo immediatamente usciti e siamo stati radunati sul piazzale. Quello che poi ci è stato imputato, è una realtà processuale che non corrisponde alla realtà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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