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La Difesa "pignorata" non versa più i soldi ai militari in missione

Il ministero non ha pagato le bollette. E ora i giudici hanno bloccato circa 40 conti

La Difesa "pignorata" non versa più i soldi ai militari in missione

L a Difesa non paga le bollette di luce, acqua e gas e, allora, arriva il pignoramento dei conti. Venerdì scorso a tutti i militari impegnati in missioni di lungo corso all'estero, ovvero addetti militari, personale che lavora nelle ambasciate o che sta facendo corsi fuori dall'Italia è arrivata la comunicazione che dal 24 gennaio scorso, a causa di «onerosi vincoli pignoratizi da parte di Poste Italiane che, sommati a quelli già precedentemente apposti, ammontano a circa 22,6 milioni di euro con conseguentemente sconfino di circa 3 milioni di euro rispetto al saldo contabile pari a circa 19,6 milioni di euro» le indennità di missione non potranno essere pagate. Cifre mensili che vanno in media dai 2.200 ai 3.400 euro che non potranno essere corrisposte a causa dei pignoramenti disposti da alcuni tribunali italiani di circa 40 conti, tra quelli di Poste italiane e quelli di Banca d'Italia, proprio perché negli anni non si sarebbero pagate le utenze.

Un problema di cui si era a conoscenza e che proprio il Giornale aveva denunciato raccontando di come le risorse per saldare le bollette fossero insufficienti. Una questione che si protrae da anni e che è frutto dei tagli importanti attuati nel tempo dai vari governi, che hanno preferito investire su altri aspetti legati alle Forze armate. Innovazioni e mezzi, eventi di promozione, certo necessari, ma in alcuni casi non prioritari.

Nella comunicazione si prosegue dicendo: «Posto che i pignoramenti subiti sono a tutela di ragioni creditorie vantate da varie società nei confronti di enti dell'amministrazione Difesa, si rappresenta che fino a nuova comunicazione non si potrà assicurare alcuna attività d'istituto (erogazione degli emolumenti al personale in servizio all'estero presso gli uffici degli addetti della Difesa, somministrazione fondi ai Distaccamenti dipendenti, spese connesse al V Rendiconto, ovvero ai periodi all'estero, anticipi e liquidazioni missioni, ecc.)». Si precisa inoltre che «sono in corso più azioni volte al superamento dell'attuale stallo operativo». Insomma, si sta facendo il possibile per reperire altrove tutte le risorse necessarie per pagare le indennità di missione necessarie a molte famiglie all'estero per le spese basilari. Oltretutto, il lavoro diplomatico, strategico, militare e politico del personale fuori area è importante e si va a colpire un settore fondamentale per le Forze armate. Gli effetti dei pignoramenti sono frutto di quanto denunciato a più riprese dalle rappresentanze militari che avevano più volte informato il Parlamento riguardo alla scarsa considerazione della politica passata per la Difesa. Questa paralisi non è grave solo per il personale, ma costituisce un indice che dovrebbe far riflettere tutto il sistema Paese sulla necessità di una maggiore attenzione verso il settore della Difesa che, se ben utilizzato, potrebbe creare valore aggiunto per il Pil della nazione.

Il ministro Lorenzo Guerini ha ereditato questa situazione molto pesante e già si sta interessando alla questione. Nella legge di stabilità era stato inserito un correttivo di 60,5 milioni di euro per il personale. Un investimento che, però, non è sufficiente a colmare altri vuoti che portano le Forze armate a non avere neanche i soldi per le bollette.

La priorità, al momento, è pagare i militari che stanno lavorando all'estero e sanare i debiti pregressi.

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