Può un sindaco violare o aggirare impunemente una legge dello Stato per motivi etici, religiosi, financo ideologici? Ovviamente sì ma solo se lo fa un sindaco «politicamente corretto» come il primo cittadino M5s di Torino Chiara Appendino, che nei giorni scorsi ha di fatto aggirato la legge sullo stato di famiglia riconoscendo all'anagrafe un figlio nato da due madri. Se invece il rispetto per la tradizione cattolica porta il sindaco di Sorrento a evitare di celebrare le nozze omosessuali in un chiostro comunale davanti a una chiesa, apriti cielo. È oscurantista, retrogrado e viola la legge. Eppure Giuseppe Cuomo ha chiarito bene la sua posizione: il chiostro di San Francesco è del Comune ma è di fronte al monastero francescano e non mi è sembrato opportuno celebrare questo tipo di unione. Una questione di opportunità, non certo di un diritto calpestato. Quel che è certo è che le unioni civili omosessuali, legalizzate con un voto di fiducia dal Pd e dall'ex premier (che ne ha pagato le conseguenze nelle urne) sono state una forzatura ideologica che ha tracciato un solco pericoloso. «Non saremo soddisfatti fino a quando anche l'ultima differenza di trattamento non sarà stata abolita, dal matrimonio ai diritti genitoriali», è la linea dell'Arcigay, che parla di circa 7mila unioni gay (pochine) dall'approvazione della legge. Una deriva che rischia di spalancare la strada alla definitiva demolizione della famiglia tradizionale, che invece la Chiesa legittimamente difende. Da qui la scelta di Cuomo.
Chi si batte per un diritto dovrebbe avere rispetto di chi la pensa diversamente. Ma come diceva Gilbert Keith Chesterton «fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». Ecco, il tempo è arrivato.
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