Le differenze tra le due città? Basta salire su una metropolitana

Gli orari e il comportamento dei passeggeri spiegano tutto

Le differenze tra le due città? Basta salire su una metropolitana

M ilano vista da un romano (imbruttito già prima di trasferirvisi, ma pur sempre romano) è una faccenda di display. Quello della metropolitana. Lo scruti, mentre aspetti il tuo treno - e se a Milano lo puoi aspettare rosso, giallo, verde o lilla, a Roma solo rosso o solo blu - e se leggi che tra 2 minuti e mezzo arriverà, potresti anche chiudere gli occhi, contare fino a centocinquanta, riaprirli, ed esser certo di trovare il tuo treno con le porte spalancate. Anzi, corri anche il rischio che sia passato con un piccolo anticipo rispetto alle promesse e se ne sia già andato. A Roma invece, già il fatto di segnalare il mezzo minuto sarebbe considerata una bizzarria («ma che l'Atac ce prende per il cu..?»), e anche l'indicazione del minuto intero è spannometrica. Una sorta di trattativa con la pazienza, con l'umano adattamento. Sulla mesozoica linea B, probabilmente la metropolitana più brutta d'Europa (negli altri continenti coltiviamo qualche speranza), addirittura una voce maschile da commedia all'italiana declama i tempi d'attesa con l'aria pigra di chi ti sta tirando una sòla monumentale.

Quando poi un treno si ferma qualche minuto a una fermata, senza spiegazioni, con le porte aperte, a Milano (sì, talora capita anche qui) tutti si guardano preoccupati, escono sulla banchina spazientiti, chiedono al conducente, spiano la app dell'Atm per eventuali aggiornamenti, telefonano all'amico che li aspetta per prefigurare un ritardo, pensano che come minimo qualcuno si è suicidato (ma com'è possibile suicidarsi in una città felice come Milano?).

A Roma invece nessuno muove un sopracciglio, al massimo uno alza brevemente lo sguardo dalla copia gratuita di Leggo (unica lettura prevista su un treno del tube cacio e pepe), a scusarsi con le vittime del probabile ritardo nemmeno ci si pensa.

A Milano muoversi è una cosa necessaria, che semplicemente si fa. A Roma il traffico, i «mezzi», il disservizio sono un'amnistia permanente da ogni responsabilità, da ogni amor proprio, da ogni rigore.

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