Non è vero che la Commissione europea ha riconosciuto al governo Renzi il margine di flessibilità che esso aveva chiesto per il deficit del 2016. La manovra correttiva che l'Italia deve fare per il 2016 è di 10 miliardi, di cui 7,5 di aumenti di Iva o riduzioni di esoneri fiscali; ma il governo può posporre tale manovra al 2017, purché la stabilisca in ottobre, mettendola nella legge di Stabilità per il 2017. Dunque c'è solo un rinvio: è come uno studente rimandato ad ottobre. La Repubblica italiana è notoriamente basata sulle proroghe. Tanto è vero che alla fine d'ogni anno si fa il decreto «milleproroghe». Il governo Renzi vive sulle deroghe e sulle proroghe, ottenute con suppliche. La manovra correttiva rinviata a ottobre ed al 2017, non sarà la sola che occorrerà in tale anno. Infatti sin da adesso si sa che le previsioni per il 2017 debbono essere corrette al ribasso di 0,1/02% ossia 1,7/3,4 miliardi. Sin d'ora, dunque sul 2017 pesa una eredità negativa del 2016, di 10 miliardi, pari allo 0,6% del Pil, a cui si aggiungono quelli del 2017, arrivando fra lo 0,7 e lo 0,8% del Pil. L'Italia non può contestare i dati sulla cui base si fanno queste stime, perché sono effettuate dai tre maggiore istituti statistici europei, quello tedesco, quello francese e l'italiano (Istat) per l'eurozona. Il governo aveva fatto questo maggior deficit argomentando che serviva per una maggior crescita. Ma la manovra è fallita: la crescita prevista non c'è. Così ora su di noi incombono nuove tasse per 7,5 miliardi. Il governo, si potrebbe argomentare, si contraddice, perché dice che riduce le tasse ma in realtà le aumenta. In ciò c'è una parte di vero, ma non tutta la verità. Infatti il governo, in effetti, riduce qualche tassa o meglio inventa qualche esonero fiscale, chiamandolo «bonus» e lo copre o lo dovrà coprire con altri balzelli, di solito in più perché non è capace tagliare le spese, a parte quelle di investimento, che si tagliano da sé. Il governo si è ingarbugliato in appalti che non decollano, salvo che nei tribunali amministrativi e giudiziari in cui poi si incagliano e incastrano come ostriche. Il governo riduce le tasse con la mano sinistra e le aumenta con la destra, non nella ricerca del miglior risultato per la crescita del Pil ma del miglior risultato dal punto di vista elettorale, nel breve termine. Bruxelles, cioè la Germania, con questa proroga ci ha messo sulla graticola dei mercati finanziari. Infatti, poiché il nostro debito pubblico sale anziché scendere, a causa del deficit fuori linea, i titoli delle nostre banche scendono in borsa, perché esse hanno molto debito pubblico italiano nel proprio patrimonio.
Tali perdite di borsa come ha documentato Nicola Porro sono di centinaia di miliardi. Il conto di un governo che spende 10 miliardi più del consentito per conservare il potere, lo paghiamo noi con centinaia di miliardi di perdite sui titoli delle banche e con bassa crescita.
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