Parigi - Dal New Look di Christian Dior al Nude Look di Maria Grazia Chiuri per Dior. La signora mette a nudo l'unicità dell'alta moda, il suo essere talmente ad personam che con l'epocale collezione del prossimo inverno si potrà modulare il color carne dei modelli in tulle con quello della pelle di chi li indossa. La nudità è bandita ma viene costantemente suggerita dalle bellissime costruzioni su linee di rara purezza e precisione. Pieghe e piegoline, intarsi e piazzature: tutto comincia e finisce sul corpo delle clienti.
«Una cosa molto intima» dice Chiuri che nelle astruse note di collezione cita il saggio su moda e psicoanalisi Fashion Theory di Alison Bancroft, Jacques Lacan e Marcel Duchamp. Di persona aggiunge anche Una stanza tutta per sé di Virginia Wolf e il motivo millefiori degli arazzi Gobelins trasportato sui modelli sotto forma d'intarsio in un cappotto da svenimento e sui due abiti in velour sabre. Si dice «sabre», cioè «cesellato», un tipo di velluto che ormai sanno fare due sole donne al mondo, sollevando con uno spillo e tagliando uno per uno a mano i fili dall'ordito. Il risultato è un tessuto dal costo incalcolabile: tre mesi per produrre la metratura di un abito da sera. Oltre a questa magnifica follia ci sono perle incrostate nel tulle, fili d'oro tramati nell'organza, il satin che è un tessuto tipico degli anni Cinquanta (esiste una deliziosa poesia di Dorothy Parker in merito) reso incredibilmente moderno e duttile per costruire queste sculture da sartoria.
Un tailleur blu con le maniche a postigliona, un tubino che sembra fatto di nulla, il motivo della toil de jouy prima dipinto e poi ricamato: per ottenere tutto ciò non bastano i soldi, ci vuole un uso sublime del tempo. Chiuri infatti definisce la couture come una ribellione necessaria: «Siamo troppo chiusi nel nostro presente e questo ci fa perdere l'idea del passato e il sogno di un futuro». Non per niente in piena settimana della couture parigina Dior annuncia che in febbraio al Victoria & Albert Museum di Londra ci sarà una seconda puntata della strepitosa mostra sui 70 anni della maison. Anche da Givenchy la giovane e talentuosa Clare Waight Keller, autrice dell'abito nuziale di Meghan Markle, offre un commosso e dovuto tributo alla grandezza di Hubert de Givenchy scomparso pochi mesi fa con una bella collezione cui non mancano cenni di modernità. Le ragazze sfilano su una spettacolare passerella di specchio lunga 200 metri nel giardino degli archivi di Francia sulla voce di Audrey Hepburn che canta Moon River.
La prima uscita è una fedele riedizione del vestito da sera di Holly Golightly in Colazione da Tiffany con top a mantellina e strascico. Poi c'è la blusa Bettina, il trench, i gioielli inseriti negli abiti e un certo non so che dello stile di Morgana in Merlin, serie fantasy di successo sulla BBC. Da Antonio Grimaldi sfila per la prima volta Taleedah Tamer , 17 anni, figlia di un magnate saudita del settore farmaceutico e di Cristina Bonazza, ex modella dei solari Bilboa, felicemente convertita all'Islam. Oltre a lei ci sono ragazze sudanesi, una siriana e la figlia di Dolph Lundgren, l'attore svedese che dice minaccioso a Rocky «Ti spiezzo in due». L'idea è tradurre in sfilata l'inno alla bellezza di Baudelaire. Ci riescono soprattutto i vestiti: km di gazar rossa che diventano cerchi di passione sul corpo, tessere di resina che sembra cristallo sui meravigliosi smoking della capsule di alta moda per uomo.
Grimaldi meriterebbe un incarico prestigioso in qualche maison bisognosa di creatività. Invece Julie de Libran ha trovato da Sonia Rykiel un meritato palcoscenico alla sua bravura. Brava anche la Chambre Syndical che per festeggiare i 50 anni del brand ha fatto fare un'emozionante sfilata atelier.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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