Il dipietrista e il superboss. "Riciclava soldi per il clan"

La fine ingloriosa dell'Idv giustizialista con le accuse all'ex capogruppo nel Lazio

Da Savonarola dipietrista a Batman (nel senso di Fiorito, quello dei rimborsi regionali del Lazio) dell'Idv, e adesso persino «prestanome del clan 'ndranghetista Mancuso» secondo l'Antimafia della Procura di Roma. Vincenzo Maruccio, uno dei principali indagati (insieme alla moglie, alla madre e pure alla colf) nell'inchiesta «Hydra» sui traffici dei clan tra Vibo Valentia e Roma, è l'ex enfant prodige del partito di Di Pietro, già capogruppo Idv in Regione Lazio, già giovanissimo assessore ai Lavori pubblici della giunta Marrazzo, nonché socio dello studio legale Scicchitano, di cui proprio Di Pietro è partner dal 2010 nelle vesti di avvocato. Colleghi di studio, compagni di partito, amici, la carriera del trentesettenne Maruccio lanciatissimo dal leader Di Pietro sembrava spianata, ma poi l'Idv è stato spazzato via da Grillo e da qualche scandalo, protagonista tra gli altri, appunto, Maruccio.

Nel 2012 l'allora tesoriere e capogruppo Idv viene arrestato con l'accusa di peculato per essersi appropriato di 1 milione di euro dei fondi regionali destinati al partito. La Guardia di finanza ricostruisce i movimenti di denaro, tra sale di videopoker e dieci conti correnti diversi riferibili a Maruccio. Ed è proprio da quell'indagine che emergono le relazioni del pupillo dipietrista, originario di Vibo Valentia, con le cosche calabresi, e i nuovi capi di accusa che lo vedono - secondo le accuse - al centro di un'attività di riciclaggio per conto del clan Mancuso. Secondo gli inquirenti Maruccio aiutava a riciclare il denaro ottenendo in cambio il dieci per cento circa di transazioni di migliaia di euro. Maruccio aveva un rapporto quasi familiare con l'imprenditore Ferruccio Bevilacqua, uno dei sei arrestati nell'operazione. Bevilacqua, amico del padre di Maruccio prima ancora che suo, utilizzava come prestanome l'intera famiglia dell'ex consigliere Idv: madre, moglie e perfino la colf, tutti indagati. Prestanome di Bevilacqua era lo stesso Vincenzo Maruccio, sui conti del quale i finanzieri hanno trovato oltre 650mila euro di trasferimenti a Bevilacqua. «Tipico della struttura ndranghetista è quello di basarsi su una componente familiare parentale e amicale in questo caso Maruccio e parenti del Maruccio legati a Bevilacqua da amicizia che hanno fornito una rete tesa appunto alla ripulitura del denaro frutto dell'usura» spiega il colonello Roberto Ribaudo, comandante del gruppo investigativo antiriciclaggio e valutario della Guardia di Finanza.

La nuova inchiesta in cui è indagato Maruccio (è stata chiesto l'arresto ma il gip ha rigettato la misura cautelare) si mescola con l'altro processo, quello sul peculato in Regione Lazio. Si legge nell'ordinanza: «Maruccio non ha esitato ad utilizzare, per le operazioni di riciclaggio, disponibilità che gli venivano dalla illecita appropriazione di somme delle quali aveva il possesso in quanto tesoriere del gruppo dell'Italia dei Valori alla Regione Lazio». Il nome di Maruccio, come se non bastasse, viene fuori (non indagato) anche nelle intercettazioni di Mafia Capitale, con il «ras» Buzzi che al telefono si lamenta della difficoltà di «ripulire» i soldi: «O te compri un benzinaio o non li trovi, non c'è un cazzo da fa'. Maruccio aveva legato con i gestori di sale gioco per poter riciclare».

L'Idv - esiste ancora - ha annunciato di costituirsi parte civile contro Maruccio nell'inchiesta sul riciclaggio, «perché

abbiamo subìto un gravissimo danno all'immagine» scrive l'Idv in una nota. Da partito dei manettari alle manette vere, dalla pulizia, ai soldi ripuliti. In effetti peggio di così, per l'immagine del partito, non si poteva.

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