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"Presto l'Ue inondata da milioni di vaccini. L'Italia non può farsi trovare impreparata"

Il dirigente Ema: "La penuria di fiale finirà a breve. Dal nuovo sito Pfizer in Germania un miliardo di dosi entro l'anno. Il governo pianifichi e usi tutte le forze a disposizione"

"Presto l'Ue inondata da milioni di vaccini. L'Italia non può farsi trovare impreparata"

«Verso l'estate saremo probabilmente inondati di vaccini anti-Covid. Le aziende hanno rafforzato i sistemi produttivi e da aprile in poi ci sarà una crescita sostanziale per diversi prodotti». La ventata di ottimismo arriva da Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e prodotti terapeutici Covid di Ema, l'agenzia europea del farmaco, che profetizza un giro di boa mei prossimi mesi. «Tra poco finirà la penuria delle dosi, a metà marzo partirà la produzione a Marburg, il nuovo sito tedesco della Pfizer-BioNTech, dove saranno prodotti fino a un miliardo di dosi entro il 2021, molte delle quali destinate al mercato europeo».

L'Italia cosa deve fare per non farsi trovare impreparata alla campagna vaccinale di massa?

«È importante che sia pianificata molto bene con grande dispiegamento di forze così da raggiungere in modo capillare tutti i soggetti fragili e vulnerabili».

E dopo i fragili, sarà la volta di categorie più esposte come baristi, ristoratori e lavoratori in presenza?

«Può essere una strategia. Ma prima di tutto bisogna proteggere chi rischia di finire in ospedale. E attualmente c'è ancora troppa gente fragile in attesa di essere immunizzata».

Per rilanciare la vaccinazione si punta sulla dose unica. Lei cosa ne pensa?

«La seconda dose di AstraZeneca si può dare dopo tre mesi e i dati clinici disponibili supportano questa strategia che sarebbe anzi preferibile. Ed è quello che stanno facendo nel Regno Unito. Diverso il discorso riguardo i vaccini a mRna per cui mantenere un intervallo più vicino a quello usato negli studi clinici sarebbe preferibile. In un contesto eccezionale un leggero ritardo nella seconda dose non dovrebbe andare oltre le sei settimane».

Il vaccino di produzione russa Sputnik è stato promosso da Lancet e dallo Spallanzani. Si dice che Ema vada a rilento.

«Non stiamo dormendo, stiamo facendo il possibile. Non basta una pubblicazione su una rivista prestigiosa per autorizzare un vaccino».

Ma a che punto siete?

«In settimana avremo i dati preliminari dall'azienda per capire se si può attivare la revisione a cicli e accelerare l'approvazione».

Andrete in esplorazione in Russia?

«Nelle prossime settimane i nostri ispettori dovranno recarsi in ogni sito produttivo per controllare se la catena di produzione rispetta le regole. Ma tra permessi e limitazioni per il Covid non è così semplice».

Voi sarete vaccinati.

«Non ancora, né io né alcun membro del mio staff. Abbiamo chiesto informazioni già da gennaio alle autorità olandesi, ma ci dicono che dobbiamo aspettare il turno a seconda delle categorie di prioritizzazione».

E se lei si ammala, chi manda avanti le ispezioni?

«Gli ispettori saranno vaccinati prima di partire. Ma sarebbe auspicabile una vaccinazione di tutto il personale Ema che si occupa di Covid».

I tempi per il via libera allo Sputnik?

«In aprile, se il vaccino ha le carte in regola, potrà essere autorizzato».

San Marino sta già usando il siero russo. La repubblica del Titano sta rischiando sulla pelle delle persone?

«Dubito che sia stata fatta una valutazione dettagliata. Bisogna monitorare attentamente l'insorgere di eventuali eventi avversi».

Invece siamo agli sgoccioli con il vaccino di Johnon&Johnson, per il quale basterà la dose unica.

«L'Fda ha autorizzato in emergenza. Noi entro un paio di settimane chiudiamo. Ma prima di aprile le fiale non arriveranno in Italia».

Perché tutto questo tempo per analizzare un vaccino sicuro?

Su Johnson & Johnson Ema concluderà poco dopo Fda. Poi, se l'Ema avesse la possibilità di approvare in emergenza, si potrebbero risparmiare settimane e per certi farmaci anche mesi. Ne stiamo discutendo con la Commissione europea».

Quando avremo i vaccini già adeguati alle nuove varianti?

«A settembre potrebbero essere a disposizione già le dosi di richiamo con vaccino per almeno una variante. Noi abbiamo pubblicato una nuova linea guida in cui gli studi clinici saranno molto limitati e centrati sulla risposta immunitaria, qualche centinaio di soggetti in tutto».

Con la Cina avete contatti?

«Sì, c'è un'azienda cinese con cui abbiamo un dialogo aperto fin dall'anno scorso.

Abbiamo visto i loro dati disponibili: l'efficacia sembrerebbe non particolarmente alta, ma aspettiamo nuove evidenze».

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