Dal diritto d'autore alle libertà Così Bruxelles spacca il governo

Tajani contro Di Maio: «Sul copyright parole infamanti» E Juncker si dice «allibito» per gli attacchi di Salvini

Dal diritto d'autore alle libertà Così Bruxelles spacca il governo

Roma Gli strali dell'Europa sul governo gialloverde sono equamente divisi tra i due vicepremier: Antonio Tajani critica il grillino Luigi Di Maio per le parole «infamanti» sul voto sul copyright dell'Europarlamento che lui presiede, mentre il numero uno della Commissione Ue Jean Claude Juncker si dice «allibito» per i continui attacchi a Bruxelles del leghista Matteo Salvini.

Tutto avviene a Strasburgo, dove ieri sono state approvate a larga maggioranza le nuove regole sul diritto d'autore nell'era del web, contrari M5S e Lega. «Una vergogna tutta europea» per Di Maio, che su Facebook accusa il Parlamento europeo di aver «legalizzato di fatto la censura preventiva dei contenuti degli utenti su internet con la scusa di questa riforma del copyright». Per il capo del movimento nato dalla rete «stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell». È lo stesso Di Maio che il giorno prima minacciava il taglio dei contributi pubblici ai giornali critici con il governo, sostenendo che devono esserci solo «editori puri». Il nemico numero uno dell'informazione cerca di trasformarsi in alfiere della libertà del web.

Ma Tajani reagisce duramente e chiede al premier Giuseppe Conte di prendere «immediatamente» le distanze dalle parole «infamanti» del vice contro il Parlamento europeo. «Minacciare l'unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini è da analfabeti della democrazia», ha detto il numero uno di Strasburgo, secondo cui il voto di ieri è «una vittoria per tutti i cittadini dell'Unione» e «difende la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al Far West digitale», oltre a proteggere i 12 milioni di lavoratori del settore. La battaglia contro i giganti della Rete è «l'unico modo per assicurare una effettiva libertà di stampa e un contrasto serio alle fake news». Forse, è proprio di questo che il M5S si preoccupa, dopo aver appoggiato tante campagne menzognere, come quella sui vaccini.

Poi c'è Juncker, che sbotta su Salvini, precisando di non aver problemi con l'«amico» premier Conte. «Ma ogni tanto - dice - rimango allibito da questa retorica a cui gioca parte della coalizione di maggioranza e almeno uno dei due vicepremier, con i loro continui attacchi a Bruxelles. Questo non aiuta l'Italia». Che parli del leader della Lega è chiaro e infatti precisa: «Salvini ha detto che in campagna elettorale, ogni volta che apro bocca, lui guadagna voti. Ecco, io non voglio essere utile a lui, voglio essere utile all'Italia». Quanto alle manovre leghiste per un fronte popolare-populista-sovranista, è netto: «Non vedo una sola ragione per cui il Ppe possa sviluppare una relazione con Salvini. Abbiamo già Orbán ed è abbastanza».

Juncker, che ha tenuto a Strasburgo il suo quarto discorso sullo stato dell'Unione, racconta di una telefonata con Conte martedì sera. «Parte del governo temeva che l'attaccassi fortemente. Credevano che volessi reagire nello stesso modo in cui l'Ue e la Commissione vengono attaccate dal governo».

Invece, gli ha ricordato «ciò che l'Ue e la Commissione hanno fatto per l'Italia», dagli 882 milioni dal 2015 per l'immigrazione alla flessibilità per 18 miliardi di spesa in più. «Non è colpa nostra se un ponte è crollato a Genova - ha aggiunto il politico lussemburghese -. Nel bilancio europeo ci sono i soldi per le infrastrutture e bisogna usarli tutti, fino all'ultimo centesimo».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica