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Via il diritto di veto. Per la prima volta c'è l'ok di popolari, socialisti e liberali

Le grandi famiglie politiche europee d’accordo sulla necessità di togliere il vincolo dell’unanimità dalle decisioni dell’Unione. Ma il presidente Michel frena

Via il diritto di veto. Per la prima volta c'è l'ok di popolari, socialisti e liberali

L'Unione europea vuole cambiare pelle e prova a spazzare via il diritto di veto. Il conflitto in Ucraina riaccende il dibattito tra i Paesi Ue sulla necessità di riformare i Trattati. Il capo del governo italiano Mario Draghi, intervenendo alla plenaria del Parlamento Europeo, è stato netto: «Dobbiamo superare il principio dell'unanimità e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata». Più cauto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che in un'intervista a Interfax Ucraina frena: «Sulla proposta di Draghi di riformare i Trattati per togliere il voto all'unanimità e il diritto di veto vorrei prima ascoltare opinioni diverse, punti di vista diversi, prima di avere un dibattito a livello di Consiglio o a livello di Consiglio europeo. Sono fiducioso che possiamo essere innovativi e possiamo utilizzare anche gli strumenti che esistono negli attuali trattati».

Il tema del diritto di veto si ripropone in queste ore, dopo la proposta dell'Unione europea di stabilire un embargo sul petrolio russo. Una decisione che rischia di essere neutralizzata dal veto dell'Ungheria di Viktor Orbán. Si studiano possibili deroghe. Ma si tratta di una soluzione ponte. Sullo sfondo c'è un dibattito, che per la prima volta coinvolge e mette d'accordo i leader europei, sulla necessità di varare una riforma complessiva dei Trattati dell'Ue. I tempi non sono rapidi. Poi la revisione dei Trattati dovrebbe essere ratificata dai Parlamenti dei Paesi Ue: passaggio che potrebbe rimettere in gioco tutto di nuovo.

Cos'è e quando si esercita il diritto di veto? I trattati Ue stabiliscono che in alcune materie, fiscalità, difesa e politica estera, le Istituzioni Ue (Consiglio d'Europa e Consiglio europeo) possono adottare decisione solo con il voto all'unanimità. E su queste decisioni nemmeno il Parlamento europeo ha la facoltà di intervenire. Basta il veto (come il caso dell'Ungheria sull'embargo al petrolio russo) per bloccare la deliberazione.

L'idea è quella di prevedere un meccanismo di voto che consenta al Consiglio d'Europa e Consiglio europeo di adottare decisioni anche con la maggioranza qualificata. Un cambiamento storico. L'iter per arrivare alla modifica è lungo. Ma stavolta si parte. Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale si stabilisce che si intende attivare l'iter di riforma dei Trattati Ue. La procedura di revisione prevista dall'articolo 48 del Trattato sull'Ue è molto articolata: si passa per la convocazione di una Convenzione incaricata della revisione dei testi fondativi, composta da rappresentanti nazionali e delle istituzioni Ue. Ma per l'apertura serve prima un voto del Consiglio europeo, dove siedono i capi di Stato e di governo dei Ventisette, che decide a maggioranza semplice dei suoi componenti.

La novità è che per la prima volta le grandi famiglie politiche, Popolari, Socialisti e Liberali, sono d'accordo. Si rema nella stessa direzione. Enrico Letta - in un'intervista a La Repubblica - apre alla modifica dei Trattati: «L'Europa si blocca quando regole come quelle attuali consentono a un singolo Paese di esercitare il diritto di veto. Non si può andare avanti così. Il 9 maggio, può partire la Convenzione per la riforma dei trattati, proprio con l'obiettivo di eliminare il meccanismo dell'unanimità e del diritto di veto su molte materie. Sono molto fiducioso, da qui può nascere la svolta per una vera Europa federale». Via libera anche dai Popolari: «In questi mesi, con una pandemia e una guerra in corso, e di fronte alla crisi economica, in molti chiedono che la nostra Ue sia messa in condizioni di dare risposte concrete. Per questo chiediamo una revisione dei Trattati», spiega Antonio Tajani, a capo della commissione Affari costituzionali dell'Europarlamento. «Superare il principio dell'unanimità servirebbe a migliorare l'Unione europea» dice Carlo Calenda, leader di Azione che in Europa sta con i Liberali dell'Alde.

La politica c'è.

Ora servono i fatti.

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