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"Disastro per mancanza di pianificazione"

Per la sottosegretaria la messa in sicurezza deve seguire la scienza, non la politica

"Disastro per mancanza di pianificazione"

«Purtroppo di fronte a questa tragedia non ci sono parole. Non posso che esprimere tutta la mia vicinanza alle vittime e alla comunità. Non posso che pregare per chi non c'è più e perché si riescano a soccorrere i dispersi», dice la sottosegretaria alla Transizione ecologica, Vannia Gava.

Di nuovo Ischia, di nuovo l'isola colpita con questa violenza.

«È chiaro che questa è l'ennesima tragedia figlia di una fragilità del nostro territorio, la pericolosità riguarda la stragrande maggioranza del paese. Il 90 per cento dei comuni sono a rischio dissesto idrogeologico».

Com'è possibile che non si riesca a prevenire questi eventi soprattutto in territori già colpiti in passato?

«Ancora una volta ci troviamo di fronte a un disastro per una grossa mancanza di pianificazione. Quando ci sono eventi del genere ci diamo sempre dei grandi stimoli a parole, ma poi quando si tratta di metterle in pratica con azioni concrete ci si perde nei lacci della burocrazia».

Da dentro il ministero, a che punto è la messa in sicurezza dei territori?

«È stata fatta una mappatura delle aree più pericolose e abbiamo ridotto di molto il rischio, ma ora dobbiamo valutare le priorità degli interventi. Soprattutto però queste priorità dobbiamo farle gestire a delle figure tecniche».

Perché ora come funziona?

«Ora il sistema funziona così: lo Stato manda i soldi alle Regioni e ai comuni in base a una piattaforma che si chiama Rendis, dove vengono inserite tutte le richieste di finanziamento per interventi di difesa del suolo. Parliamo comunque di interventi tutti da fare, ma dobbiamo dare delle priorità e iniziare dai territori che hanno un'urgenza più elevata. E mi faccia dire, le Regioni insieme alle autorità di distretto devono continuare ad aggiornare i piani regionali per le grandi alluvioni perché sono strumenti indispensabili».

Perché le Regioni non aggiornano i loro piani?

«Si fa sempre una gran fatica a farlo aggiornare perché pongono delle limitazioni alle nuove edificazioni. Capisco che qualche amministratore si indispettisce perché magari alcune edificazioni fatte in passato ora non si possono più fare. C'è ancora purtroppo questa mentalità per cui tanto lì non è mai successo niente", ma con questi cambiamenti climatici e questo livello di rischio certi ragionamenti non sono più accettabili».

Qual è la strada?

«L'unica strada possibile è la pianificazione per una messa in sicurezza del Paese nel caso di bombe d'acqua dovute ai cambiamenti climatici, seguendo la scienza e non la politica».

Perché parla di politica?

«Perché le decisioni di pancia che sono state prese in passato su basi del tutto ideologiche e non scientifiche, criteri che in questo campo non vanno più tollerati».

I geologi parlano di tragedia annunciata in quel territorio così facile e colpito da altre alluvioni e dal terremoto.

«Purtroppo sì. Per questo si deve rafforzare il ruolo delle autorità di bacino distrettuali, necessarie per il monitoraggio del suolo e la verifica della sicurezza».

A Ischia era venuto alla luce il fenomeno dell'abusivismo edilizio che ha reso ulteriormente fragile la struttura idrogeologica dell'isola.

«In passato sono stati fatti tanti danni e non dobbiamo ripetere gli stessi errori. Ma il problema è più generale. Le tragedie sono successe anche dove non c'è la piaga dell'abusivismo».

I fondi del Pnrr dovrebbero accelerare la messa in sicurezza del Paese?

«Nel Pnrr ci sono fondi per il monitoraggio ambientale, ma sono risorse che andranno potenziate è chiaro che ci sono tutta una serie di cose da fare. Ora verificheremo la possibilità di utilizzare fondi Fsc per interventi nel breve termine».

Perché quel territorio colpito già da altre tragedie in questi anni non è stato tutelato? Ci sono delle responsabilità?

«È troppo presto per parlare di responsabilità.

Quando sarà il momento, a bocce ferme, si affronterà anche questo».

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