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La crisi col Vaticano che impugna il ddl Zan. Oggi parla il premier: "Dobbiamo mettere il governo al riparo"

Dissidio diplomatico senza precedenti con la Santa Sede che chiede modifiche al Parlamento: "Il testo sull'omofobia vìola il Concordato". Il presidente del Consiglio annuncia una "risposta strutturata" in Aula

La crisi col Vaticano che impugna il ddl Zan. Oggi parla il premier: "Dobbiamo mettere il governo al riparo"

Mai una gioia. Non bastavano il Covid, i vaccini, le riforme per il Recovery, il braccio di ferro con Londra su calcio, viaggi e commercio, le primarie, i partiti unici, gli ordinari sussulti della maggioranza. No, ci mancava solo che un monsignore inglese, Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, cioè il ministro degli Esteri del Papa, un bel giorno si presentasse all'ambasciata italiana presso la Santa Sede per consegnare una lettera che, in estrema, brutale sintesi, chiede di fermare la legge Zan perché viola il Concordato e la libertà religiosa. E cosi il forte gesto diplomatico della Chiesa, il primo del genere reso noto dalla firma dei Patti Lateranensi, apre come una matrioska una serie di problemi uno dentro l'altro, dalla sovranità ai rapporti con il Vaticano agli equilibri politici. «Dobbiamo mettere il governo al riparo», spiega ai suoi Mario Draghi. Oggi comunque il premier, dopo 24 ore di contatti e riflessioni, interverrà alle Camere. «Sarò in Parlamento tutto il giorno - dice durante la conferenza stampa con Ursula von der Leyen - mi aspetto che me lo chiedano per cui risponderò in maniera ben strutturata. È una domanda importante».

La nota verbale, sia pure scritta «in modo sobrio», non polemico e «in punta di diritto», è infatti un atto formale energico, senza precedenti, gentile nella forma e poco amichevole nella sostanza, che sta terremotando la politica e le feluche. Dalla Santa Sede fanno sapere di volere soltanto modifiche, non un blocco totale della legge, ma insomma, la nota è dirompente. La strategia di Draghi è di tirarsi rapidamente fuori: la normativa sulla transomofobia, spiegano da Palazzo Chigi «è materia parlamentare e non governativa». SuperMario del resto è stato messo in pista da Mattarella per salvare il Paese dalla crisi sanitaria e da quella economica, non per occuparsi di diritti civili. Poi, certo, come dirà oggi, ci sono dei confini e dei rapporti da salvare. Ma l'esecutivo non intende entrare nel merito, come racconta la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti. «C'è un dibattito in Parlamento e bisogna perciò rispettare il rigore dei processi istituzionali. E i rapporti tra gli Stati vanno trattati dalla diplomazia». La nota della Santa Sede è ora alla Farnesina, che la sta esaminando. «Questi temi sono fuori dal patto di governo - dice il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova - e in questo caso il Parlamento è sovrano. Il ddl è incardinato al Senato, la palla perciò sta nel campo delle forze politiche, non a Palazzo Chigi».

Ma una riposta al Papa bisognerà pur darla. La nota verbale, consegnata il 17 giugno e anticipata dal Corriere della Sera, segue una serie di interventi della Cei e del Vaticano contro la Zan, andati tutti a vuoto. La Chiesa non si era mai esposta così pubblicamente nei confronti di una legge italiana, nemmeno ai tempi del divorzio e dell'aborto. Alcuni passaggi del testo, approvato solo alla Camera, metterebbero in discussione la libertà di organizzazione e «limiterebbero l'articolo 2 del Concordato», ad esempio non esentando le scuole cattoliche a organizzare giornate contro la transomofobia. «C'è preoccupazione nella Santa Sede», spiega il cardinale Farrell, prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita.

Dal punto di vista politico invece il dibattito sulla Zan riprende corpo al punto che Enrico Letta è costretto ad aprire al dialogo. «È una questione di civiltà e vogliamo leggere le carte, però siamo disponibili al discutere sui nodi giuridici». Matteo Salvini non aspettava altro: «Il Pd si sieda al tavolo e concordiamo un testo che tuteli dalle discriminazioni senza bavagli alle opinioni». E Andrea Ostellari, presidente leghista della commissione giustizia di Palazzo Madama, propone di riunire i capigruppo per «un confronto costruttivo». Dai Cinque Stelle si parla di ingerenza vaticana e dal Nazareno, smentendo in parte il segretario, si precisa che «il Pd sostiene convintamente il ddl Zan». Però la sensazione è che la lettera ufficiale vaticana abbia rimescolato le carte. «Ora che Letta ha aperto, cosa dicono i pasdaran? - si chiede il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone - Che pensano quelli che ci hanno attaccati perché proponevamo il dialogo?». Per la Bonetti «la legge va approvata con la politica e non con l'ideologia».

E per Andrea Mandelli, Forza Italia, «è possibile conciliare il sacrosanto rispetto dei diritti con il contrasto a qualsiasi discriminazione e alla piena possibilità di esprimere le proprie idee, con un dibattito lucido tra diverse sensibilità».

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