Le immagini impressionanti di una grande esplosione sopra la cupola del Cremlino. Questa è l'unica certezza che si può esibire al momento: quella dell'esplosione. Perché la verità su cosa sia accaduto nella notte tra il 2 e il 3 maggio si perde nella «nebbia della guerra». Per il governo di Mosca sembrano non esserci dubbi: due droni ucraini sono stati abbattuti mentre cercavano di colpire al cuore del sistema di potere russo. Sarebbe un attentato ucraino, sventato dalla contraeree, ai danni del presidente Vladimir Putin, che però al momento dei fatti non si trovava all'interno della «cittadella». Ma se Mosca ha annunciato che verranno prese misure di ritorsione contro Kiev, la presidenza ucraina ha subito smentito qualsiasi coinvolgimento. Hanno puntato il dito su quelle che potremmo definire faide interne. Abbiamo parlato di questo «mistero», per analizzarlo dal punto di vista tecnico, con il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e presidente della Fondazione I.C.S.A. (Intelligence Culture and Strategic Analysis) uno dei più prestigiosi think tank militari italiani.
Generale Tricarico è possibile che gli ucraini abbiano portato a termine un attacco del genere?
«Allora un attacco di questo tipo è teoricamente possibile. Ma è molto difficile che una operazione del genere sia riuscita agli ucraini. I droni possono essere usati a così grande distanza solo con un sistema satellitare che consenta di guidare il drone ben oltre la linea di orizzonte. Per capirci come quando fu colpito Osama Bin Laden. Ma non è il caso dell'Ucraina. Sarei scettico».
Ma sarebbe possibile smontare un drone e riassemblarlo in territorio russo per colpire da più vicino. Una sorta di infiltrazione?
«Questo ovviamente è possibile ma comunque complesso. Come, ovviamente, può averlo lanciato chiunque ne fosse dotato in territorio russo. Il fatto importante, e da tener presente, è che, in questo caso, gioca un grande ruolo la propaganda. Non ci si può fidare di una fonte di parte senza riscontri terzi. Potrebbe non esserci nessun drone...».
Sul tipo di drone?
«Impossibile dirlo con le informazioni che abbiamo. Ribadisco poi: se c'è un drone e un attacco vero».
Parlando di droni... Sono sistemi efficaci rispetto alla contraerea?
«Sono sistemi molto vulnerabili. Sono lenti e sono anche identificabili dal rumore, quando sono a bassa quota, e visibili ai radar...».
Non proprio l'arma d'elezione per penetrare un sistema di contraerea e di radar complesso come quello russo, quindi. Almeno se si parla di colpire la capitale.
«Sono precisi, possono essere persistenti sull'obbiettivo. Ma per penetrare una difesa aerea ad alta efficienza si dovrebbe ricorrere a sciami di droni e creare un effetto di saturazione. Ci sono misure e contromisure...».
Anche i russi usano in modo
massiccio i droni ma ricorrono a quelli iraniani...«Sì, non sono certo i modelli più sofisticati in circolazione. C'è drone e drone, ma indubbiamente la produzione e il ricorso a queste armi è in piena crescita».
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