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La dittatura al ristorante: con la regola del "meno 1" la Cina vuole i piatti vuoti

L'ordine di Xi: nei locali andrà ordinata una pietanza in meno delle persone a tavola

La dittatura al ristorante: con la regola del "meno 1" la Cina vuole i piatti vuoti

In Cina è diffuso il culto della condivisione delle portate: si riempie il tavolo di piatti e non si finisce mai il cibo. Da qui l'idea di calmierare le ordinazioni, allo scopo di terminare tutto ciò che si ordina. L'iniziativa è destinata a far discutere, ma nasce da un principio sacrosanto: quello di evitare lo spreco del cibo. "E' un'abitudine scioccante e dolorosa - ha spiegato il presidente Xi Jinping - ma sta diventando anche qualcosa di immorale". Il "dickat" fa parte di un'ampia campagna moralizzatrice che si chiama "Clean Plate" (vuotare i piatti), dietro la quale ci sarebbe, oltre al lockdown che ha rallentato l'attività agricola e la grande distribuzione delle derrate, le alluvioni che da giugno stanno devastando le province centro-meridionali.

A luglio i prezzi alimentari si sono impennati del 10%, quelli della carne di maiale dell'86%, soprattutto perché la peste suina continua a decimare gli allevamenti. Pechino deve aumentare le importazioni per far fronte alla domanda interna di cibo, mentre il suo presidente auspica un Paese del tutto autosufficiente. I ristoranti del Paese hanno quindi iniziato a proporre le mezze porzioni. D'altronde i numeri parlano chiaro: l'Accademia delle scienze sociali di Pechino ha rilevato che il cinese medio spreca 93 grammi di cibo per pasto, soprattutto riso, pasta e carne. Nei ristoranti e nelle mense scolastiche il fenomeno è anche più grave. Da una ricerca condotta nelle mense dell'Università di Pechino, risulta che gli studenti buttino nella spazzatura un terzo del cibo acquistato e, secondo una ricerca della China Agricultural University, gli sprechi alimentari provenienti dai ristoranti, rappresentano circa il 10% della produzione agricola, abbastanza per sfamare 200 milioni di persone per 12 mesi. Il ministero dell'Agricoltura ha calcolato che ogni anno vanno perduti 35 milioni di tonnellate di cereali, su una produzione annuale di 650 milioni. Nel 2012, appena eletto, Xi Jinping lanciò la prima campagna di risparmio del cibo. Allora gli esperti di Pechino dissero che ogni anno finivano nella spazzatura alimenti per un valore di 200 miliardi di yuan (25 miliardi di euro).

Dietro la tendenza allo spreco esiste una fortissima componente culturale. Lo spiega il ministro delle attività agricole Han Changfu. "Le persone pensano che offrire grandi quantità di cibo sia una dimostrazione di grande ospitalità. Con la crescita economica, gli sprechi sono aumentati notevolmente perché sempre più persone mangiano al ristorante. Nel 2013 la campagna anti-sprechi "Empty plate" era diventata un successo virale. Lanciata da Xu Zhijun, un cittadino che aveva postato la foto di un piatto vuoto su Weibo (la versione cinese di Twitter), invitava le persone a finire ciò che si ordina al ristorante. La campagna aveva ottenuto il sostegno del governo ed era stata promossa anche dai media più tradizionali. "Empty Plate" però non è bastata ad innescare un cambiamento dei comportamenti di consumo. "Clean Plate" invita invece a ordinare un piatto in meno per ogni tavolo. Una nuova impostazione che potrebbe richiedere del tempo per entrare in vigore in un Paese dove i piatti vuoti sono considerati simbolo di cattiva ospitalità.

Secondo la Fao un terzo della produzione alimentare nel mondo viene

persa o sprecata: si tratta di circa 1,3 miliardi di tonnellate all'anno. La tendenza è in crescita: nel 2030 la Fao prevede uno spreco di 2 miliardi di tonnellate. Mentre oggi, circa 820 milioni di persone soffre la fame.

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