Tra domande assurde e burocratese il "reddito" alla prova delle interviste

Per sentire tutti i beneficiari serviranno due anni e sette mesi

Tra domande assurde e burocratese il "reddito" alla prova delle interviste

Roma - È nei centri per l'impiego che va in scena l'ultima farsa sul reddito di cittadinanza. Lo spunto è fornito a partire da quanto accade al momento della convocazione del percettore del sostegno economico presso il centro per l'impiego: il navigator vuole incontrare tutta la famiglia.

Guai se manca qualcuno. O si porta il certificato di malattia oppure già si entra a piè pari all'interno di un elenco di proscrizione: il familiare assente potrebbe lavorare in nero. Come se la presenza dell'intero nucleo fosse garanzia di disoccupazione. Ma tant'è. Lo scopo tenuto nascosto fin d'ora è quello di intervistare genitori, fratelli, mariti, mogli ed eventualmente figli maggiorenni allo scopo di carpire i più reconditi segreti che consentono al gruppo di sbarcare tuttavia il lunario e senza troppe difficoltà evidenti. E allora giù a inquisizioni: «Qualcuno di voi percepisce redditi fuori provincia e non dichiarati?»

«Qualcuno di voi possiede abitazioni fuori regione?», «qualcuno di voi percepisce aiuti da enti benefici? O dal comune di residenza?», «qualcuno di voi ha un amico che paga le bollette per tutta la famiglia?» e, non ultimo «qualcuno di voi fa qualche lavoretto vicino casa in cambio di denaro?» La risposta unanime è una e una sola «No». Categorico. E semmai qualche maestro della risata all'italiana ascoltasse i dialoghi tra navigator e titolari dell'aiutino sociale potrebbe pensare di mettere su agevolmente una commedia dal sapore comico demenziale. Senza nulla togliere al fatto che per intervistare le famiglie ci vuole più qualche ora per ognuna e che successivamente, i candidati al lavoro, saranno inoltre coadiuvati nella stesura del curriculum e invitati infine a firmare per la seconda volta il modulo d'impegno a svolgere mansioni di pubblica utilità. Eppure, firma o non firma, a 10 mesi dall'entrata in vigore del provvedimento Cinquestelle, nessun comune ha messo in piedi percorsi lavorativi a chiamata per i beneficiari del Rdc. Tuttavia il percorso a tappe è questo e ci si deve adeguare.

Un bravo navigator in una giornata piena non riesce a convocare mai più di tre nuclei familiari. Qualcosa vorrà dire. Eh già. Quanto ci metteranno a intervistare allora i poco più di 704 mila beneficiari? Calcolatrice alla mano impiegheranno almeno 2 anni e 7 mesi. Senza contare che il lavoro dei collaboratori dei centri per l'impiego non termina qui. Tutt'altro. La compilazione delle schede, beneficiario per beneficiario, è fatta inizialmente a mano perché i file in formato pdf sono troppo pesanti per essere supportati da una rete internet ancora inadeguata.

Però prima o poi ogni scheda acquisita dovrà essere riversata nel sistema e il sistema messo in rete allo scopo di far incontrare domanda e offerta. Chissà se a oggi l'ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio, ora inquilino della Farnesina, si sia reso conto della grottesca operazione messa in piedi con il reddito di cittadinanza. Cui prodest?

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