Economia

Dombrovskis: no aiuti alle imprese già a pezzi e niente golden rule per gli investimenti green

Per il vicepresidente della Commissione sono «sostenibili» solo le aziende sane prima del Covid. In primavera la decisione sul Patto di Stabilità

Dombrovskis: no aiuti alle imprese già a pezzi e niente golden rule per gli investimenti green

Paletti su conti pubblici e sugli aiuti alle imprese. Le varianti del Covid circolano nel continente, ma la Commissione europea si prepara al dopo. Ieri all'Ecofin il vicepresidente Valdis Dombrovskis ha ribadito la posizione dell'esecutivo europeo, già espressa dal commissario Paolo Gentiloni all'Eurogruppo. Sul sostegno alle imprese c'è l'esigenza di concentrare gli sforzi solo su quelle sane. Il politico lettone ha spiegato quali. La Commissione considera «sostenibili» le imprese che lo erano prima della crisi provocata dal virus, che viene considerato alla stregua di uno choc «esterno» e «temporaneo». In sostanza, l'impatto del Covid, non è considerato nel giudizio su una impresa sana. Perché «non si riflette sulla forza sottostante dell'impresa». Significa che le imprese che andavano male prima della pandemia non sono considerate sostenibili e quindi non sono meritevoli di sostegni ulteriori. Metodo non molto diverso da quello delineato dal premier Mario Draghi sul rischio di imprese «zombie».

Sintonia invece ancora da trovare sui conti pubblici. Una delle partite più difficili, che toccherà al ministro dell'Economia Daniele Franco, è resistere a interpretazioni restrittive sul ritorno del Patto di Stabilità. Un assaggio è arrivato ieri, sempre da Dombrovskis a proposito di un possibile scomputo dal debito degli investimenti, in particolare quelli green previsti dal Recovery plan. E quindi finanziati in parte con debito, anche se indiretto perché contratto in prima battuta dalla stessa Commissione. Se gli Stati «accumulano più debito», sia pure per effettuare investimenti nell'ambito di Next Generation Eu, che ha una componente di prestiti, «deve essere conteggiato come debito per non creare incertezze», perché «creare dubbi nei mercati sul vero stato del debito pubblico degli Stati membri potrebbe essere controproducente». Per l'Italia significa che i 127 miliardi di prestiti previsti dal Recovery plan peseranno sul debito, mentre gli 83 miliardi di sovvenzioni non sono conteggiati perchè trasferimenti a fondo perduto. Niente «golden rule» quindi. Che era una delle richieste fatte dall'Italia.

Franco chiude i suoi primi due vertici intergovernativi Ue con l'invito a fare in fretta con i piani del Recovery. A partire dal 19 Bruxelles attende i primi documenti. Per attivare i primi prestiti entro l'estate, come detto dalla Commissione, gli Stati membri devono ratificare «la decisione sulle risorse proprie». «Sei Paesi europei hanno già ratificato» i propri piani di recupero e resilienza per poter beneficiare dei finanziamenti Ue, «molti sono in una fase avanzata dell'iter. Faccio un appello agli Stati rimanenti perché ratifichino quanto prima questa decisione, in modo che la Commissione Ue possa procedere con il prestito sotto il Next Generation Eu», ha concluso Dombrovskis.

Prossimo appuntamento a fine maggio, quando la Commissione deciderà cosa fare della sospensione del Patto di stabilità. Se prorogarla oltre la scadenza, cioè dicembre 2021, o fare ripartire da subito le regole che vincolano le finanze pubbliche. Tutto dipenderà dalle previsioni economiche di primavera, che saranno diffuse a metà maggio. «L'economia europea tornerà ai livelli pre-crisi nel 2022, prima di quanto inizialmente previsto», è la previsione di Dombrovskis. Una nota di ottimismo dopo tanta incertezza sul rimbalzo atteso per l'anno in corso, ma messo più volte in dubbio. Allo stesso tempo la conferma di un ritorno del Patto già dal 2022.

Con il rischio che l'economia europea sia ripartita e quella italiana no.

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