Europa

Dombrovskis: "Il nuovo Patto è già una realtà". Ma la riforma è disseminata di trappole

Punti critici la valutazione di sostenibilità e la riduzione dell'1% del debito

Dombrovskis: "Il nuovo Patto è già una realtà". Ma la riforma è disseminata di trappole

«Per quanto riguarda le regole di bilancio, stiamo preparando le proposte legislative per domani. Le cose sono sul giusto binario». È quanto ha dichiarato ieri il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis (in foto). «Uno degli ultimi equilibri da trovare - ha continuato - era da una parte dare più flessibilità agli Stati membri, con un enforcement più forte, ma dall'altra preservare la trasparenza e il trattamento paritario e qui è intervenuta la discussione su un parametro numerico». Il commissario ha infine auspicato il raggiungimento di «una soluzione equilibrata».

Le parole dell'ex premier lettone, nonché capofila dei «falchi» di Bruxelles, non lasciano del tutto tranquilli. Qualsiasi compromesso sia stato raggiunto, infatti, l'Italia non è esente da rischi. Nella formulazione finora discussa dall'Ecofin il «nuovo» Patto poggia su due capisaldi: la conferma dei tetti del 3% di deficit/Pil e del 60% di debito/Pil come obiettivi cui tutti devono conformarsi. I piani di rientro dei debiti eccessivi, che potranno avere durata compresa tra 4 e 7 anni, saranno concordati con la Commissione previa un'«analisi di sostenibilità del debito», cioè una valutazione terza degli squilibri macro effettuata dallo stesso esecutivo comunitario. Il piano di rientro avrà vincoli precisi alla spesa primaria fatti salvi interessi sul debito, entrate una tantum e azioni contro la disoccupazione. Analogamente, sono previste clausole di salvaguardia in caso di inversione del ciclo macroeconomico in modo tale da consentire interventi anticrisi ove si manifestasse una recessione.

Il busillis è nell'«analisi di sostenibilità del debito» che suddividendo i Paesi Ue in tre fasce (ovviamente l'Italia è in quella più a rischio) potrebbe determinare squilibri sui mercati del debito, innescando nuove crisi da spread. Ed è in quest'ambito che si inserisce la proposta del ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. Per superare l'arbitrarietà e i rischi di un simile sistema di «rating», Berlino ha proposto di vincolare i piani di rientro a una riduzione annuale del debito pari all'1% del Pil. È questo il parametro numerico cui ieri faceva riferimento Dombrovskis. Per l'Italia, paradossalmente, potrebbe essere vantaggioso poiché si tratta di una correzione annua di 20 miliardi di euro circa a fronte dell'incognita di un piano di rientro da concordare nei dettagli con la Commissione (gli stop and go del Pnrr sono indicativi dell'atteggiamento che si terrebbe nei nostri confronti). Tuttavia si tratterebbe su un'austerity imposta sul modello del Fiscal Compact. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che «la prossima manovra dovrà essere compatibile con le regole del Patto».

Non a caso il Def indica un calo della spesa del 4% del Pil tra 2022 e 2026.

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