La domenica molti padroni con i cuccioli si danno appuntamento a Sant'Angelo

MilanoDomenica mattina milanese. Brilla ed io abbiamo fatto colazione, lei ha già avuto la sua razione di biscotti, e stiamo per andare a messa. Stiamo, sì esatto, perché Brilla è la mia cagnolina (una bastardina purissima, trovata cucciola nel cassonetto della spazzatura 12 anni orsono in Puglia): a passi sicuri attraversiamo i Giardini Pubblici di Porta Venezia e ci spingiamo al Convento di S. Angelo, nell'omonima piazza che interrompe la corsa di via Moscova verso il centralissimo corso Garibaldi. Nonostante ancora molte chiese siano vietate a Milano ai piccoli amici dell'uomo e riportino appeso al portone un cartello con scritto «proibito l'ingresso ai cani», la chiesa di Sant'Angelo ufficialmente li accoglie a Messa, in autentico spirito francescano. Non solo, ogni anno, organizza una cerimonia di benedizione per cani gatti e altre bestiole: il 4 ottobre, il giorno di san Francesco d'Assisi, lui che predicava agli animali (e un po' ci parlava anche). È qui che alla Messa domenicale delle 10, delle 11.30 e delle 19, si ritrovano molti quadrupedi con il padrone, la padrona o i padroncini: siamo in una chiesa cinquecentesca che è anche la sede milanese dell'Ordine dei frati minori di San Francesco. I cani incedono lungo una vasta navata unica, trattenuti dai guinzagli accanto alle cappelle laterali, seguono lo sguardo degli amici umani sulla volte a botte, saltellano per raggiungere l'ampio transetto: i fedeli si spingono spesso lassù per partecipare all'Eucaristia.

Solitamente Brilla ed io ci fermiamo in fondo alla navata centrale, circondate da altri cani. Un certo timore reverenziale rimane, nonostante san Francesco si mostri accogliente già nella statua in piazza. La scorsa domenica, però, quando già avevamo preso posto, vediamo entrare un cucciolo nero con i suoi padroni, una signora e un signore: si dirigono sicuri verso l'altare e si vanno a fermare nei posti vicino al coro. Incuriosita da quella che apparentemente mi pareva una mossa azzardata, decido di imitarli: lascio gli altri cani accucciati e prendiamo posto a pochi metri dall'altare, anche se a distanza di sicurezza dall'altro cucciolo, prima che magari lui e lei cominciassero a giocare. Un frate vede Brilla, si avvicina, le fa una carezza, mi chiede il nome e l'età.

Mi tranquillizzo: non è vietato andare così vicina al celebrante. Di lì a poco prendono posto accanto a noi una nonna, nonno e nipotina con bambola in braccio. Vedono Brilla, ma non mostrano alcun timore: la bambina si avvicina al mio cane e l'accarezza. Una Messa, quella di Sant'Angelo, a cui arrivano decine di animali a quattro zampe e ancor più bambini. Cani e bambini in chiesa. Sembrerebbe una miscela esplosiva. E invece nessun piccolo grida e nessun cane abbaia.

Tutto si svolge in un clima di assoluta tranquillità, libertà e calma. Viene anche più voglia di conoscere le attività educative del convento e le opere di assistenza ai più poveri: in questo, si sa, hanno sempre avuto un gran fiuto.

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