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Don Prodi celebra il funerale del campo largo di Letta

Il Professore a Sky Tg24: "È defunto con la scissione M5s". E cambia idea sulla legge elettorale: no al Rosatellum

Don Prodi celebra il funerale del campo largo di Letta

Don Romano celebra il funerale del campo largo di Letta. L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, con l'aria del chierichetto, boccia senza esitazione l'alleanza larga, da Speranza a Calenda, su cui il segretario del Pd sta investendo per le elezioni politiche nel 2023. In un'intervista a Sky TG24 - Don Romano Prodi celebra il rito funebre del campo largo. È una bocciatura senza sconti, spiegata con il suo tono da sacerdote. Un affondo che forse nasconde la frustrazione contro Letta per la mancata candidatura al Colle a gennaio scorso. Ma dietro la posizione del professore, contro il campo largo, c'è soprattutto l'ambizione di ritornare in pista. Una speranza che Prodi continua a coltivare. E così, per l'ex leader dell'Ulivo il campo largo di Letta diventa «un campo senza recinti che va ridisegnato». Prodi è netto: «Con la scissione nel Movimento il campo largo è definitivamente defunto». Non ci sono alternative. C'è un secondo passaggio, nel ragionamento di Prodi, che rende ancor più forte e duro l'affondo contro il campo largo: la bocciatura del Rosatellum. Ecco la giravolta che non ti aspetti. Il padre del maggioritario si pente dei suoi peccati di gioventù: stop al Rosatellum. Sarà l'età che suggerisce all'ex presidente del Consiglio una posizione meno radicale. E anche su questo punto, Prodi con il suo fare monacale argomenta il no al maggioritario: Tutto è meglio del Rosatellum anche un proporzionale con preferenze che almeno da un minimo di potere all'elettore». Pentimento tardivo? Il sospetto che l'ex leader dell'Ulivo voglia giocarsi ancora una carta (forse l'ultima) alle prossime elezioni politiche. Non da candidato, ovviamente. Su questo non c'è alcun dubbio: «Io già dato», si affretta a precisare il professore. Prodi vuole giocare le sue carte da dietro le quinte. Da riserva della Repubblica. Ma in un sistema maggioritario, con due alleanze ben definite, sarebbe impossibile. L'unico sistema che potrebbe accompagnare le ambizioni prodiani è il proporzionale. Il ragionamento è molto semplice: senza una maggioranza chiara in Parlamento dopo il voto, Prodi è tra nomi (nel campo del centrosinistra) che potrebbe ambire a Palazzo Chigi. Può contare su simpatie trasversali: da Di Maio a Bersani. Ecco, dunque, che anche il professore si iscrive al club delle riserve della Repubblica che tifano per lo stallo. Per poter assecondare le proprie ambizioni. Ma il piano di Don Romano si scontra un ostacolo, che al momento appare insuperabile: la legge elettorale. Non c'è alcun passo concreto verso l'avvio dell'iter parlamentare per la modifica. Si registrano ammiccamenti. Ma subito arrivano distinguo. Il M5s dice no al proporzionale con premio di maggioranza. Fdi apre al proporzionale con premio ma teme la trappola. Lega e Pd flirtano. Ma senza grossi risultati. Prodi è alla finestra e può solo «gufare» contro il campo largo di Letta. Contro le gufate prodiane si schiera Francesco Boccia: «II campo largo è un sistema di valori, rispetto al quale o si sta di qua o di là. Fatto, a esempio, di attenzione all'ambiente, al lavoro e ai diritti e di un europeismo che, al di là di moneta e bandiera, significhi debiti e difesa comune, solidarietà, politiche industriali, decarbonizzazione. Noi siamo queste cose qui, non c'è spazio per la conservazione ed i sovranismi nazionali, per le visioni limitate» - dice in un'intervista ad Avvenire.

Ma Prodi non si arrende.

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