A dispetto di ciò che si vorrebbe far sembrare, il Vertice dei 7 Grandi della Terra a Taormina è stato un fallimento anche nella lotta concreta al terrorismo islamico, non solo sugli altri tre temi: migranti, clima e commercio.
L'enfasi posta sulla centralità della Rete nella strategia di contrasto al terrorismo islamico, al punto che il Primo ministro britannico Theresa May ha detto che «è urgente passare dai campi di battaglia al web», è un grave errore di chi confonde la realtà con la modalità con cui si manifesta, dove la realtà è l'islam mentre la Rete è solo un mezzo, così come lo è in primo luogo la moschea. Ciò accade perché l'Occidente è sottomesso all'islamicamente corretto, che ci impone di legittimare l'islam a prescindere dai suoi contenuti violenti e vieta persino di rappresentare correttamente la realtà indicandola come «terrorismo islamico».
Il vertice di Taormina era destinato all'insuccesso innanzitutto perché mancava la Russia di Putin, l'unica potenza mondiale che combatte seriamente il terrorismo islamico in Siria sostenendo il regime laico di Assad, senza distinguere tra terroristi «radicali» e terroristi «moderati». Ma soprattutto perché Donald Trump ha già rinnegato la promessa fatta nel discorso del suo insediamento lo scorso 20 gennaio: «Rafforzeremo vecchie alleanze e ne formeremo di nuove e uniremo il mondo civilizzato contro il terrorismo del radicalismo islamico, che faremo scomparire dalla faccia della Terra». Impegno solenne che sottintendeva l'alleanza con Putin.
Ebbene, in meno di quattro mesi il Russiagate, con la minaccia della messa in stato d'accusa e la fine precoce della sua amministrazione, in aggiunta a 110 miliardi di dollari dall'Arabia Saudita per l'acquisto di armi, con l'impegno a portarli a 350 miliardi entro 10 anni, hanno «normalizzato» Trump. La scelta di Trump ha preso in considerazione anche l'interesse personale, essendo proprietario di 30 compagnie operanti in Medio Oriente, specificatamente in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar. A Riad, di fronte a una cinquantina di capi di Stato e di governo a maggioranza islamica, Trump ha innanzitutto assolto l'islam e escluso qualsiasi collusione tra islam e terrorismo: «Non è una battaglia tra fedi, religioni o ideologie, ma tra criminali barbari e brave persone che vogliono proteggere la vita». Poi ha sposato il relativismo religioso che mette sullo stesso piano ebraismo, cristianesimo e islam: «Se le tre fedi si uniscono, la pace è possibile in tutto il mondo». Quindi ha affidato agli stessi Paesi musulmani il compito di debellare il terrorismo.
Ora Trump si è allineato sulle medesime posizioni di Obama, dell'Unione Europea, della Turchia, dell'Arabia Saudita e di Israele. Ha aderito alla strategia che di fatto promuove lo scontro tra sunniti e sciiti in Siria e Iraq, immaginando che lasciandoli scannare tra loro il più a lungo possibile si indebolirà anche l'Iran e si potrà successivamente spartirsi il territorio e le risorse dell'intera area. Si tratta di una follia imposta dai poteri forti che aspirano a un Nuovo Ordine Mondiale. Perché contemporaneamente il terrorismo islamico globalizzato miete vittime ogni giorno ovunque nel mondo.
Da questa guerra nessuno si salverà fintantoché non si combatterà uniti per sconfiggere la radice del male: l'islam che plagia le menti dei burattini e consente ai burattinai di scatenare le loro «guerre sante».magdicristianoallam@gmail.com
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