Politica estera

Le donne iraniane trascinano la rivolta. Khamenei "tradito" anche da sua sorella

Proteste, cortei e la dura repressione del regime. Colpo alla credibilità della guida suprema: "Mio fratello è un tiranno, deponga le armi finché è in tempo"

Le donne iraniane trascinano la rivolta. Khamenei "tradito" anche da sua sorella

Studenti in piazza, scontri con la polizia, la sorella di Alì Khamenei, che attacca duramente la guida suprema, il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, punta il dito contro gli Usa e parla di «disordini che portano alla distruzione».

Quasi tre mesi dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa perché non portava correttamente il velo, non si fermano le proteste contro il regime teocratico. Ieri si celebrava la giornata dello studente che ricorda l'assassinio, 70 anni fa, di tre ragazzi dell'università di Teheran uccisi dalla polizia dello Shah. Le forze di sicurezza sono intervenute contro i manifestanti che marciavano silenziosamente su via Enghelab (rivoluzione), la grande arteria stradale, teatro di molte dimostrazioni, che porta alla centrale piazza Azadi (libertà) a Teheran. Video diffusi sui social media mostrano pestaggi di manifestanti e lanci di lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine, mentre si sentono colpi di arma da fuoco.

L'arteria era presidiata non solo dalla polizia, ma da molti agenti in borghese e dai Basij, i «volontari» della rivoluzione, scudo degli ayatollah. «Gli studenti muoiono, ma non accetteranno umiliazioni» è lo slogan dei giovani che sfilano non solo nella capitale. Marce di protesta si sono svolte anche all'Università Ferdowsi di Mashhad, all'ateneo delle arti di Isfahan e in altre città del paese. Le manifestazioni coincidono con il terzo giorno di sciopero delle attività commerciali lanciato dai rivoltosi. Non solo: il governatore della Banca centrale dell'Iran, Ali Saleh-Abadi, ha affermato che non saranno bloccati i conti bancari delle donne che non portano il velo come proponeva il regime nel maldestro tentativo di cambiare la legge sull'hijab rendendola più morbida.

In occasione della giornata dello studente ha preso posizione con una dura lettera aperta la sorella di Khamenei, attaccando il fratello «per non aver ascoltato la voce del popolo iraniano». Badri Hosseini Khamenei è da tempo in rotta con il grande ayatollah. La sorella ha sposato il dissidente Ali Moradkhani. E la loro figlia, Farideh, nipote di Khamenei, è stata arrestata nelle scorse settimane per aver partecipato alle proteste. Nella lettera aperta pubblicata in rete e rilanciata da radio Farda si auspica «la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia al potere». La sorella della guida suprema scrive che «i Guardiani della Rivoluzione ed i mercenari di Ali Khamenei dovrebbero al più presto deporre le armi e unirsi al popolo prima che sia troppo tardi». La conclusione non lascia dubbi: «Mi oppongo alle azioni di mio fratello ed esprimo solidarietà con tutte le madri che piangono i crimini del regime islamico».

Il presidente Raisi si è recato all'università di Teheran, in rivolta, parlando nell'aula magna dove sono stati ammessi soprattutto gli studenti fedeli al regime. «Le proteste devono essere ascoltate e noi siamo sempre determinati ad ascoltare le parole degli studenti. Ma la protesta è diversa dai disordini, che portano alla distruzione e alla disperazione» ha sostenuto Raisi. Poi il presidente ha puntato il dito contro gli Stati Uniti accusati di fomentare la rivolta puntando alla «distruzione della Repubblica islamica». Secondo Raisi gli americani vogliono che «qui diventi come la Siria e l'Afghanistan, ma hanno fatto male i calcoli».

Ancora più duro il ministro dell'Intelligence iraniano, Esmail Khatib, che ha attaccato duramente il presidente francese, Emmanuel Macron, per un suo incontro, durante la recente visita negli Usa, con la nota attivista iraniana Masih Alinejad.

Il capo dello Stato francese ha parlato di «rivoluzione» in corso in Iran e per questo il ministro lo ha definito uno «sciocco», che si è visto con «una donnaccia, malata e tossicodipendente, agente della Cia».

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