Politica

Doppia inchiesta su Renzi dopo gli attacchi alle toghe

Offensiva contro l'ex premier tra Roma (false fatture) e Firenze (l'evento di Abu Dhabi). "Nulla da nascondere"

Doppia inchiesta su Renzi dopo gli attacchi alle toghe

È il giorno della presentazione di «Controcorrente», il libro in cui Matteo Renzi, il «Demolition Man» della politica italiana, vuole «togliersi molti sassolini dalla scarpa». Un volume in cui esplora i retroscena della sua parabola politica, ripercorre la sua odissea giudiziaria e le tante indagini che hanno colpito lui e le persone a lui vicine - «mi arriveranno addosso dieci processi» dice ai suoi - e vibra potenti fendenti contro la Procura di Firenze, puntando il dito contro il procuratore aggiunto Luca Turco «specializzato in Renzologia».

Un argomento evidentemente attuale visto che, come in uno scherzo del destino, proprio ieri da una parte arriva la notizia di una nuova inchiesta ai suoi danni da parte della Procura di Roma, dall'altra è lo stesso fondatore di Italia Viva a svelare i dettagli di un'altra indagine partita a Firenze a inizio 2020 per la sua partecipazione a un convegno ad Abu Dhabi.

Ma andiamo con ordine. Indiscrezioni dell'indagine romana filtrano già in mattinata. «Rapporti contrattuali fittizi» e «fatture inesistenti». Renzi e il manager dei vip Lucio Presta - già organizzatore della Leopolda - sono indagati per finanziamento illecito alla politica e false fatturazioni, nell'ambito di un'inchiesta sui rapporti economici intercorsi tra il leader di Italia Viva e l'agente televisivo. Al centro delle indagini - partite dopo una verifica fiscale - ci sarebbero non solo i flussi di denaro inerenti al documentario di Renzi «Firenze secondo me», prodotto da Presta, ma anche contratti e bonifici per progetti mai realizzati. Per somme che arriverebbero a 700mila euro. Nei giorni scorsi la guardia di Finanza, su disposizione dei pm romani, ha perquisito la società di Presta, la Arcobaleno Tre, ha acquisito contratti e bonifici, tra cui anche quelli con cui nel 2018 è stato versato all'ex premier un maxi cachet da 450 mila euro considerato anomalo per un documentario che poi era stato venduto a Discovery per 20mila euro. Era già emerso che il denaro ottenuto da Presta sarebbe servito a Renzi per restituire parte del prestito da 700mila euro ricevuto dalla famiglia Maestrelli per l'acquisto della sua villa di Firenze. Le indagini però ora si allungano su altre operazioni e compensi versati a favore di Renzi dalla società del manager per progetti televisivi e cessione dei diritti. I magistrati vogliono verificare se dietro a queste operazioni ci sia un finanziamento illecito alla politica. Nel decreto di perquisizione si ipotizzano «fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell'utilizzazione quali costi deducibili inerenti all'attività d'impresa di costi occulti del finanziamento della politica». Per l'avvocato di Presta «si tratta di prestazioni esistenti, regolarmente fatturate e pagate alla persona fisica, quale corrispettivo dell'attività svolta, non al Politico o al Partito». E Renzi attacca: «Tutte le nostre attività sono legali, legittime, lecite. Non ho paura. Buon lavoro ai magistrati».

L'altro fronte è quello fiorentino. Nel libro l'ex premier racconta «la storia dell'indagato Renzi». E poi dà notizia di un'altra inchiesta della quale aveva parlato La Verità mesi fa, ma della quale non c'erano state ulteriori conferme. «A inizio 2020 avendo finito il resto della famiglia ed essendo le nonne troppo anziane (una centenaria, l'altra novantenne) Turco invia un avviso di garanzia anche a me» racconta nel libro. «Vengo indagato per prestazione inesistente dopo aver partecipato a un convegno ad Abu Dhabi con leader come Nicolas Sarkozy, Tony Blair, David Cameron. Prestazione talmente inesistente da essere reperibile online sul canale Youtube e sulle testate internazionali a cominciare da Bloomberg America. Inutile dire che ho ricevuto un bonifico in modo trasparente per il quale ho pagato le tasse in Italia. Su quale base giuridica si vuole impedire a un ex premier italiano di fare quello che fanno costantemente gli ex leader del mondo?».

La chiosa finale Renzi la dedica però soprattutto al processo Open, «uno scandalo istituzionale che partirà nel 2022». «I miei genitori fino a 65 anni sono stati cittadini irreprensibili, poi io divento presidente del Consiglio e loro diventano Bonnie e Clyde.

Se il procuratore di Firenze vuole procedere contro di me io rinuncio all'immunità».

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