Guerra in Ucraina

Il doppio fallo italiano sui tennisti russi

Se l'irragionevolezza valesse un torneo, Di Maio sarebbe pronto per vincere Wimbledon: ecco perché

Il doppio fallo italiano sui tennisti russi

Se l'irragionevolezza valesse un torneo, Di Maio sarebbe pronto per vincere Wimbledon. Ormai siamo al limite della follia. A chi gli chiedeva un parere sulla possibile esclusione degli atleti russi dagli Internazionali di tennis di Roma, il ministro degli Esteri ha risposto così: "Noi ci adegueremo e ci coordineremo con tutti gli alleati. Perché l'obiettivo in questo momento è dimostrare l'unione dell'Unione Europea e di tutta la comunità internazionale che sta condannando la Russia per l'invasione dell'Ucraina". Ma se non è una supercazzola questa, di sicuro è una steccata madornale. Un'uscita a vuoto priva di senso per varie ragioni. Innanzitutto se l'unità di intenti dell'Occidente si dimostra andando a rimorchio di quello che fa Londra c'è già qualcosa di ambiguo. Inoltre, non mi pare che nei tornei disputati dall'inizio della guerra a oggi ci siano state limitazioni analoghe (Dubai, Acapulco, Santiago del Cile, Indian Wells, Miami, Houston, Marrakech, Montecarlo, Barcellona, Belgrado) né mi risulta che siano stati annunciati divieti simili ai prossimi tornei di Estoril, Monaco di Baviera, Madrid, Ginevra, Lione, Roland Garros, Halle, Queen.
Quindi, a quale unità di intenti si riferisce Di Maio? Non è dato sapere. Ma poi con tutto il rispetto per gli Internazionali, volendo fare un discorso di prestigio, Roma non è per nulla paragonabile a Wimbledon, il cui comunicato ufficiale recita: "It would be unacceptable for the Russian regime to derive any benefits from the involvement of Russian or Belarusian players with The Championships". Cioè loro dicono: siamo il torneo più prestigioso del mondo e non vogliamo che una vittoria russa o bielorussa diventi un benefit per il regime. Una scelta che leva anche dall'imbarazzo il governo e pure la famiglia reale che sicuramente - al netto della scelta condivisibile o meno - non avrebbe piacere di premiare un tennista russo o bielorusso.

Ma Roma invece? È il torneo più prestigioso del mondo? No. Una vittoria di un russo farebbe male al governo? No. Alla famiglia reale? Non ne abbiamo una. Allora che segnale è? Chi sa spiegare quale danno farebbe a un torneo come Roma la presenza dei russi? Ce lo spiega Di Maio o Draghi? Perché è ovvio che se il governo prenderà questa decisione sarà esclusivamente una decisione politica. E sarà anche una decisione che aprirà uno scontro con l'Atp, che già ha condannato la presa di posizione di Wimbledon e ha precisato: "I giocatori provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia saranno autorizzati a competere nei tornei ATP sotto bandiera neutrale, una posizione che ad oggi è stata condivisa da tutti gli enti del tennis professionistico".

Dunque perché mai Roma dovrebbe decidere di tirare dritto e copiare Londra? Non basta (anche se rimane ugualmente un'ipocrisia) che Medvedev o Rublev partecipino sotto bandiera neutrale e senza inno? Oppure i tornei Atp ora sono nelle mani della Nato? I francesi sono nostri alleati ma a Parigi - almeno fino a oggi - i russi saranno ammessi al Roland Garros. E quindi cosa bisogna dedurre, che Macron non è in linea con l'Italia o con la Ue? La politica lasci stare in pace il tennista, già giramondo per eccellenza, autore delle proprie fortune. Non è togliendogli la racchetta che si segna un punto.

A pagarne il prezzo più alto sarebbero lo sport e tutti gli appassionati.

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