Il "doppiopesismo" del Csm: punire Palamara ma non Davigo

Il Consiglio vuol chiedere i danni all'ex presidente di Anm ma scorda l'ex magistrato condannato per rivelazione del segreto d'ufficio

La sede del Csm, il Consiglio superiore della magistratura, a Roma
La sede del Csm, il Consiglio superiore della magistratura, a Roma
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La pratica è sospesa. È tornerà al Comitato di presidenza. Niente azione civile nei confronti di Luca Palamara. Ieri il Foglio aveva anticipato le mosse, spiegando che oggi il plenum di Palazzo dei Marescialli avrebbe dato il via al procedimento, con l'obiettivo di raggiungere quota duecentomila euro. Ma Palamara, in extremis, ha mandato una nota che costringe ora il Csm a un passo di lato. "Il dottor Palamara - si legge nella memoria - è pronto a confermare la linearità, correttezza e trasparenza del proprio operato quale componente del Csm nel periodo 2014-2018". Insomma, eventuali richieste risarcitorie poggerebbero su fondamenta fragili, anzi inesistenti.

Di più, l'accusa iniziale di corruzione si è persa per strada ed è rimasta solo quella di traffico di influenze. Per questo reato, Palamara ha patteggiato in due procedimenti la pena complessiva di un anno e 4 mesi. Ma c'è altro: pochi giorni fa l'avvocato Piero Amara, come documentato dal quotidiano La Verità, ha svelato che a Perugia un pm, Mario Formisano, si inginocchiò "scherzosamente" davanti a lui, chiedendogli di aiutarlo a fare l'indagine della vita, naturalmente a proposito di Palamara. Non si sa se quell'episodio sia vero o falso, ma si impone un approfondimento per capire se alcune contestazioni siano state costruite a tavolino o enfatizzate.

Un supplemento di indagine chiesto, proprio ieri al Csm dai consiglieri laici Isabella Bertolini, Claudia Eccher e Andrea Mirenda che potrebbe allargarsi ad altre vicende ambientate al Tribunale di Perugia in cui si ipotizzano "condizionamenti di testimoni e organi di stampa" in delicatissime inchieste su altri magistrati. Insomma, si riaprono dossier già esaminati, con possibili ricadute disciplinari e penali.

Del resto già il 13 marzo scorso, la Procura generale di Perugia, sconfessando la Procura, aveva concluso una nuova indagine dai risultati clamorosi: "La calunnia - di Amara, ndr - nei confronti di Palamara è stata determinata dalla volontà dell'indagato di sviare l'interesse degli inquirenti offrendo loro un diverso scalpo - Palamara appunto".

Non basta, in questo modo, Amara si sarebbe sottratto così "alle responsabilità nascenti dall'essersi autoaccusato e dall'aver accusato altri, a Milano, di far parte di un'associazione segreta". La fantomatica loggia Ungheria che non è mai esistita. Dunque si prospetta una lettura inedita e in parte capovolta di fatti che erano stati interpretati in un solo modo, attribuendo in blocco colpe e responsabilità a Palamara.

Forse non è così, o non è del tutto così. E il parere del Centro studi del Csm potrebbe essere abbandonato. Ma il punto è anche più politico. Non è possibile scaricare su Palamara ogni responsabilità, quando le sue chat narrano in presa diretta le manovre, i mercanteggiamenti. gli accordi sottobanco fra questa e quella corrente della magistratura e mettono in scena molti altri protagonisti, fin qui solo sfiorati dalle indagini.

Dall'altra parte non si ha notizia che qualcosa di simile sia stato intentato almeno finora contro Piercamillo Davigo, ex componente del Csm, poi condannato a un anno e tre mesi per aver diffuso proprio i verbali di Amara sulla Loggia Ungheria.

Qualcosa non quadra. Dunque, il Csm blocca il dossier e non fa partire l'azione legale, mentre si va verso l'apertura di una pratica sulle toghe di Perugia. E si cercherà di chiarire meglio il ruolo di Amara: l'enigmatico legale aveva messo a verbale che era Palamara a pilotare l'uscita di notizie riservate. Circostanza falsa, poi smentita.

Un fatto è certo: Palamara aveva spostato gli equilibri dentro la magistratura, togliendo alla sinistra un'egemonia di lunga data. Potrebbero esserci sorprese, rimettendo al posto giusto le tessere di un mosaico complesso. Gli indennizzi possono attendere.

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