Dossier della dg cacciata: trema la Livorno grillina

La dirigente denuncia un "clima di terrore". La relazione finisce in procura, rischio per Nogarin

Dossier della dg cacciata: trema la Livorno grillina

In questo periodo le giunte grilline stanno dando davvero il «meglio» di loro. Mentre Virginia Raggi, a Roma, e Chiara Appendino, a Torino, sono alle prese con la lista degli assessori tra mille complicazioni, il sindaco di Livorno Filippo Nogarin silura la direttrice generale nominata proprio da lui nel 2014, pochi mesi dopo la vittoria dei cinquestelle nella città toscana.

Mercoledì sera arriva la lettera per email, in stile Gestapo, al capo della macchina amministrativa, Sandra Maltinti. Due pagine per darle il benservito: licenziata in tronco e senza preavviso. «Il comportamento tenuto dal direttore rappresenta un fatto di una gravità tanto rilevante da giustificare la revoca dell'incarico e il recesso dell'amministrazione dal contratto di lavoro». Il sindaco si riferisce ai presunti fatti «gravi, ma non precisati» riferiti in commissione consiliare dalla dirigente la mattina di mercoledì. Secondo Nogarin, gli assessori, i consiglieri e il sindaco stesso, sarebbero stati «discreditati» dalla Maltinti, e ciò lo induce «alla decisione di avviare il procedimento per la revoca dell'attuale direttore». Alla direttrice è stata lasciata solo la possibilità di «eventualmente presentare entro 5 giorni le proprie controdeduzioni».

Ma cosa ha indotto la Maltinti, una professionista seria e responsabile, a scagliarsi in commissione contro sindaco, assessori e consiglieri? Ebbene, l'ormai ex direttrice generale ha riferito nella sua relazione choc di «gravi ingerenze» di «alcuni assessori e consiglieri comunali» nei confronti degli «impiegati più accondiscendenti» per realizzare «le loro personali iniziative», di «gravi ingerenze della politica» ad esempio «in gare in corso di pubblicazione bloccate dopo la loro emanazione» e di un clima lavorativo in alcuni casi improntato «dal terrore di esprimere le proprie opinioni». Parla inoltre di «improvvisazione», di «atti dirigenziali importanti portati all'ultimo minuto impedendo di fatto un'istruttoria» e di «scollamento tra struttura amministrativa e organo di direzione politica».

All'apparenza mite, l'ingegnere aerospaziale Nogarin pare abbia instaurato in Comune una specie di regime. Non solo per le interferenze, ma anche per i modi di dare ordini e di pretendere che vengano eseguiti. E chi non obbedisce viene punito o, come in questo caso, cacciato. Maltinti sostiene addirittura che un'addetta alle pulizie di Palazzo civico sia stata «allontanata dal primo piano, perché sentita al supermercato parlare male dell'amministrazione». Contro questa persona in un primo momento sarebbe stato chiesto «il licenziamento in tronco, come del resto per altri dipendenti».

La giunta grillina è andata in escandescenza: la vicesindaco Stella Sorgente ha parlato di «dichiarazioni inaccettabili», Francesca Martini, assessore con delega al personale parla di «show» e il sindaco ha convocato d'urgenza tutti gli assessori chiedendo che ci fosse anche la direttrice, che non si è presentata. In un comunicato Nogarin descrive di essere «sbalordito delle dichiarazioni del direttore. Maltinti ha sciorinato un monologo, fuori luogo, preconfezionato ad arte nel quale ha lanciato accuse gravissime. Tutto questo senza però fare alcun riferimento a fatti specifici o procedimenti utili ad accertare la veridicità di quanto riportato».

Saranno anche cose inventate, ma a scanso di equivoci la presidente della commissione, Monica Ria (Pd), ha portato tutto il dossier dai pm (su Nogarin pendono già due avvisi di garanzia) «affinché si faccia chiarezza», come è stato chiesto da una parte dei consiglieri (non dai cinquestelle).

E Nogarin nel suo comunicato ha tirato in ballo anche l'ex sindaco Pd Alessandro Cosimi. «Si respira aria dell'ancien regime che punta alla restaurazione». Il regime di Nogarin, invece, non è affatto ancien.

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