Dossieraggi, arriva lo stop. Addio accessi incontrollati

Il generale De Gennaro (Gdf): maggiori controlli, limiti più stringenti e test a campione anti spioni

Dossieraggi, arriva lo stop. Addio accessi incontrollati
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«Basta con gli accessi indiscriminati e senza motivi investigativi alle banche dati» per evitare altri casi Striano. Davanti alla Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria il Comandante generale della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro gioca tutta la sua credibilità e promette una stretta a chi in passato ha sbirciato nella privacy di potenti, vip e politici con la scusa di indagare e poi ha sparso queste informazioni sui giornali «amici» come l'ufficiale delle Fiamme Gialle Pasquale Striano, indagato dalla Procura di Perugia assieme all'ex pm Antonio Laudati per le soffiate al Domani sul ministro della Difesa Guido Crosetto ma non solo.

Maggiore sicurezza non può dover dire meno indagini accurate. È per questo che De Gennaro rassicura il presidente della commissione Maurizio Casasco di Forza Italia e gli altri membri sui «maggiori investimenti» sulla sicurezza nella gestione dei dati anche umane, «in un'ottica di costante perfezionamento delle misure organizzative interne e degli strumenti di controllo adottati». In soldoni, questo significa che ogni ufficiale autorizzato ad accedere al database dovrà attenersi, ancora di più, a una serie di paletti, che il comandante definisce «canoni di necessità», ovvero: «Pertinenza, non eccedenza e minimizzazione». Quindi ogni accesso «deve essere necessario alla finalità del trattamento, funzionale allo scopo perseguito e proporzionale rispetto alla qualità e alla quantità delle informazioni personali trattate». Alle tradizionali «abilitazioni e disabilitazioni legate a esigenze operative» la Finanza ha deciso di affiancare «compiti continuativi su base mensile di monitoraggio degli accessi individuali, affidati ai comandanti di reparto e per i cui adempimenti gli stessi sono supportati da appositi applicativi concepiti per evidenziare in maniera immediata numero delle ricorrenze e date relative». Insomma, chi entra deve spiegare perché ai suoi superiori, tutto il contrario di Striano, come è emerso nel corso delle audizioni alla commissione Antimafia. Non basta: agli accessi e ai controlli ci saranno anche test «a campione» per verificare gli accessi rispetto alle indagini ma anche «all'orario di servizio giornaliero prestato e ai compiti assegnati e rendicontati». Non basta: la Finanza sta cercando di ingaggiare anche ingegneri telematici, figure «un po' difficili da reperire sul mercato», ammette il generale. Quanto alle minacce dall'esterno «siamo in attesa di direttive più precise da parte dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza, per individuare misure di sicurezza maggiori», ha aggiunto De Gennaro.

L'audizione è stata anche un'occasione per fare il punto sulla lotta della Gdf all'evasione fiscale. Se la fatturazione elettronica ha permesso di far emergere «26 miliardi di euro di Iva» dal gap fiscale tra sommerso ed emerso, ci sono ancora 173,8 miliardi che sfuggono al fisco, con l'Irpef che è l'imposta più evasa (anche rispetto all'Iva) per oltre 33 miliardi nel 2021. È sul terreno dei «crimini economici» che vale tra il 2% e il 5% del Pil che serve «un'azione ferma, decisa e coordinata». Un esempio? I tragicomici bonus edilizi ed energetici voluti da Pd e M5s, non adeguatamente presidiati, dietro cui «le attività investigative hanno scoperto frodi e riciclaggio per 9 miliardi di euro».

Ultimo capitolo, ma non per importanza, quello dei fondi del Pnrr: «Particolarmente significative sono le risorse messe in campo,

pari a 225 miliardi: su tale investimenti incombe la concreta minaccia rappresentata dalla corruzione», ricorda il generale, secondo cui questo odioso reato costa da solo a tutto il Vecchio Continente 120 miliardi all'anno.

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