Politica

Draghi anti-burocrazia dalla semplificazione al giusto processo

Il premier fa il pieno alla Camera: 535 sì. E assicura: "Criminalità lontana dal Recovery"

Draghi anti-burocrazia dalla semplificazione al giusto processo

Pronti, via e già è finita. Il discorso del premier non c'è, SuperMario non parla, viene dato per acquisito quello che ha detto mercoledì al Senato. Perché ripetersi? E in serata la replica, la più breve forse della storia repubblicana, dura tredici minuti, comprese le otto interruzioni per gli applausi: un lampo, dopo i tanti verbosi interventi dei deputati. Dunque, solo due parole, impegnative e di taglio garantista, sulla giustizia penale. «Vogliamo garantire il processo giusto e di durata ragionevole, in linea con gli standard europei». Poi un concetto forte sulla corruzione, legato alla ripresa economica: «Terremo lontane le mafie dal Recovery. Un Paese capace di attrarre investimenti deve difendersi dai questi fenomeni di inquinamento». Una mano tesa alle piccole e medie imprese, «che accompagneremo nel processo di transizione tecnologica e ambientale» ma che devono cambiare se vogliono «incrociare il piano industria 4.0» e sopravvivere alla crisi. Il turismo, lo sport, le carceri. E l'appello conclusivo ai partiti, che è quasi un programma immaginifico, espresso con un uso del congiuntivo finora sconosciuto dalle parti di Palazzo Chigi. «Spero che condividiate lo sguardo rivolto al futuro che caratterizzerà il nostro lavoro», dice Draghi. Siamo sull'orlo del burrone, la politica si dimostri matura. Pieno di voti, i numeri ci sono: 535 sì, 56 no, 5 astenuti.

Frammenti che sembrano distanti ma che in realtà sono interconnessi e fanno tutti parte del piano per mettere in sicurezza l'Italia. Si parte dal mondo delle Pmi. Dopo la prima fase di aiuti durante l'emergenza, nel medio periodo «il tema della ripartenza comporta e incrocia internazionalizzazione, accesso al capitale, investimenti per la competitività». Il governo vuole sostenere il Made in Italy e studiare meccanismi contro la concorrenza sleale. Il problema è ancora più serio per il Mezzogiorno. Sì, dice Draghi, bisogna attivare il credito d'imposta, stimolare l'occupazione, ma «prima degli strumenti» servono due precondizioni, «legalità e sicurezza». Senza, non andremo lontano. «Se manca la base...». Da qui la centralità della lotta alla corruzione. I 209 miliardi dei sussidi europei hanno già acceso l'interesse della criminalità. «Da certe infiltrazioni mafiose dobbiamo difenderci comunque, intendiamoci. Ancora di più però se vogliamo attrarre investimenti perché questi fenomeni portano effetti depressivi sul tessuto economico e sulla libera concorrenza». Gli anticorpi del sistema funzionano poco. Oggi, secondo il premier, la prevenzione avviene «attraverso meccanismi troppo formali, che alimentano più che scongiurare la corruzione». Al contrario, contro la mafia servono «semplificazione e trasparenza», per consentire «ai cittadini di analizzare e controllare ogni azione». Velocità, ecco cosa occorre alla pubblica amministrazione. «Un iter farraginoso non solo causa inaccettabili ritardi, è anche terreno fertile per i fenomeni illeciti». Attenzione alla carceri, «il sovraffollamento di chi ci vive e lavora espone al rischio di contagio». Quanto al turismo, non ci sono dubbi, finita la pandemia ripartirà. «Siamo l'Italia - spiega il presiedente del Consiglio -, i soldi che spenderemo per sostenere il settore ci torneranno indietro».

E sullo sport, «il fatto che ieri non abbia detto nulla non significa che non sia importante: un mondo colpito dalla pandemia, che sosterremo per il suo valore economico, sociale e salutistico». Quando correremo?

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