Draghi dribbla il cocktail di indiscrezioni. E sul suo futuro al Colle "tira a Campari"

Il premier smentisce a suo modo: "Lo Spritz non lo prendo con l'Aperol"

Draghi dribbla il cocktail di indiscrezioni. E sul suo futuro al Colle "tira a Campari"

Anche se la recente incertezza sull'elezione del capo dello Stato potrebbe farlo sembrare, il premier Mario Draghi non è certo un uomo che tira a campare. In compenso, da ieri sappiamo che tirare a Campari non gli dispiace. E questa è senz'altro una qualità cardine per un politico: se per Baudelaire chi non beve vino ha qualcosa da nascondere, chi apprezza il bitter più famoso al mondo è senz'altro uno con le idee chiare.

Ma facciamo un passo indietro, diciamo all'ora dell'aperitivo di venerdì sera, quando il premier viene intercettato da alcuni giornalisti a margine del vertice sulla Libia all'Eliseo. Gli chiedono conto dell'intervista al barista di fiducia (e meno male che è fidato...) dei Parioli, che a Un giorno da pecora ha rivelato la confidenza della moglie di Draghi, sicura che presto entrambi traslocheranno al Quirinale. A margine, per aggiungere dettagli, il barista ha raccontato come Super Mario «prenda spesso lo Spritz con l'Aperol, a volte anche due». Incalzato a riguardo - sul Colle, non sul drink -, Draghi ha semplicemente detto che a lui l'Aperol non piace proprio, perché lo Spritz lo preferisce col Campari.

Ora, questo siparietto da simpatico settantenne al baretto in realtà racconta alcune cose.

1) Draghi deve avere un master in smentite geniali, perché non è la prima volta che nega un dettaglio per confutare una tesi ben più importante. Quando Renzi disse che era pronto ad andare a Palazzo Chigi e ad abbandonare i suoi alani in Umbria, fece sapere che il suo cane era un bracco ungherese. La lente sul particolare per dribblare la sostanza generale. Che tra l'altro era vera, dato che a Palazzo Chigi l'ex governatore ci andò davvero.

2) la signora Maria Serena Draghi non ha perso il vizietto delle confidenze. Ai cronisti che le chiedevano di una eventuale discesa in campo, nel 2018, rispose che il marito non avrebbe fatto il governo «perché non è un politico». Venne fulminata dal consorte con uno scortese ma molto chiaro «dai, stai zitta». Per fortuna non era presente al momento della chiacchierata di questi giorni col barista...

3) la scelta Campari-Aperol è indicativa. E prima che qualche parlamentare complottista depositi un'interrogazione per possibile pubblicità occulta o conflitto di interessi: anche Aperol appartiene al Gruppo Campari, quindi nessuna concorrenza sleale. Dicevamo che però la scelta è questione non solo di gusto. Sono due filosofie, due approcci umani. Aperol è solare, leggero, fru-fru, disimpegnato, dolce, sbarazzino; Campari è intenso, futurista, carico, veloce, muscolare, intimamente lombardo. L'Aperol è «happy together», felici insieme. Campari è «red passion», e di certo non ammicca a presunte simpatie comuniste del premier. Semplicemente, il Campari nello Spritz è la sostanza che batte la forma.

Ci siamo fatti prendere la mano, d'altronde il tema è frizzante. Ma per tornare alla vicenda del Colle, aperitivo o no, c'è da sperare che i conti del premier non si dimostrino sbagliati come i Negroni del mitico Bar Basso.

E che un vecchio refrain pubblicitario del Campari non diventi amaramente (è pur sempre un bitter) profetico: «E se il vero piacere fosse già adesso, prima che tutto cominci, quando l'atmosfera si carica di promesse, quando nulla ti può deludere, perché tutto deve ancora succedere... In fondo non è forse vero che l'attesa del piacere è essa stessa il piacere?».

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