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Draghi e la Cartabia nel carcere degli orrori ereditato da Bonafede

Oggi la visita del premier e del ministro della Giustizia a S. Maria Capua Vetere

Draghi e la Cartabia nel carcere degli orrori ereditato da Bonafede

Un segnale importante quello che il ministro della Giustizia Marta Cartabia e il presidente del Consiglio Mario Draghi daranno oggi con la visita al penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, al centro dello scandalo per le violenze subite dai detenuti da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria che, tra l'altro, avevano falsificato le prove riferite a presunte aggressioni messe in atto dai carcerati durante la protesta, lo scorso anno, in periodo Covid.

L'intento è quello di riportare il penitenziario, «tornato indietro di secoli», a livelli accettabili e a un controllo da parte delle istituzioni.

La Guardasigilli, appresi i fatti, aveva parlato di «abusi intollerabili», condannandoli senza se e senza ma.

Come si ricorderà, il 6 aprile 2020 si erano scatenate proteste da parte dei detenuti in seguito al diffondersi della notizia che uno di loro era affetto da Covid. Avevano chiesto a più riprese dispositivi di protezione, ma non ottenendoli era scattato il caos. Sedata la rivolta, alcuni agenti di guardia si erano accordati per strumentalizzare volontariamente l'accaduto. È quanto rilevato anche da alcune chat scambiate tra di loro. Il 28 giugno il blitz dei carabinieri, in seguito all'ordinanza del Gip Sergio Enea, su richiesta dei pm Pannone e Pinto, con l'aggiunto Milita e il procuratore capo Antonietta Troncone.

Alla fine 52 le persone coinvolte con 8 arrestati, 18 indagati ai domiciliari, 23 interdetti dai pubblici uffici e 3 con obbligo di dimora.

Nei circa 20 video acquisiti si rilevano oltre 4 ore di maltrattamenti e percosse a carico dei carcerati. Una situazione che ha dell'incredibile.

Durissime e inaccettabili le parole dei responsabili, che parlano di «pulizia», dicono «abbattiamoli come vitelli» e c'è chi arriva persino a usare violenza contro a un disabile.

Ieri, peraltro, al tribunale del Riesame di Napoli si è discussa la posizione della commissaria della Penitenziaria Anna Rita Costanzo, tra coloro che sono ai domiciliari. La donna, secondo quanto contenuto nel fascicolo, a un detenuto che la stava implorando di non fargli del male e che le diceva «perché ci state facendo picchiare? Aiutatemi sto subendo troppo, mi stanno uccidendo», aveva risposto: «Per colpa vostra sto facendo le nove di sera».

Il legale difensore della Costanzo, Vittorio Giaquinto, ha richiesto che sia annullata l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip a carico della donna. La decisione del tribunale del Riesame dovrebbe essere resa nota a breve.

La visita del premier Draghi e della Cartabia sarà seguita da dichiarazioni alla stampa. Il ministro della Giustizia aveva chiarito anche che quanto accaduto era «un oltraggio alla Costituzione» e «un'offesa alla dignità della persona e della divisa». Chi la indossa, infatti, è chiamato al rispetto del giuramento fatto, ma soprattutto a quelli delle regole imposte. I detenuti, per quanto in carcere per aver commesso reati, hanno il diritto di essere trattati con dignità al pari delle altre persone. In difesa delle divise era intervenuto il leader della Lega Matteo Salvini, che aveva visitato il carcere campano, sottolineando come per causa di chi sbaglia non si debba generalizzare additando come criminali tutti i tutori della legge.

Da considerare, oltretutto, le condizioni di lavoro spesso drammatiche a cui è costretta la Penitenziaria nelle carceri italiane, come a più riprese fatto presente anche dai sindacati di settore.

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