Draghi è già al lavoro. "Fiducioso nei partiti"

A casa Draghi, in Umbria, martedì il telefono è squillato alle nove di sera. Pronto? Si, SuperMario è pronto

Draghi è già al lavoro. "Fiducioso nei partiti"

A casa Draghi, in Umbria, martedì il telefono è squillato alle nove di sera. Pronto? Si, SuperMario è pronto. «Non si può dire di no quando il Paese ti chiama». E il giorno dopo, davanti a Sergio Mattarella, ripete lo stesso concetto. «Bisogna rilanciare l'Italia». Una mission impossible, sembra. Una sfida, di quelle che piacciono a lui. «Dobbiamo essere all'altezza». Per riuscirci ha a disposizione un incarico pieno, senza limiti di tempo o di geometrie, con ministri politici o tecnici si vedrà. Lui, come vuole la prassi, accetta con riserva. «È un momento difficile. Dobbiamo preoccuparci delle future generazioni e della coesione sociale». Ce la farà? Oggi la prova del fuoco, le consultazioni. Ma è «fiducioso».

Mario Draghi arriva al Quirinale a mezzogiorno e il capo dello Stato gli affida il mandato dell'ultima spiaggia: o lui o il voto. Alle 13,15 l'uomo che ha salvato l'euro spunta nel Salone delle Feste. Sorride, poi illustra il suo programma. «Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani, rilanciare il Paese. Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie della Ue, abbiamo l'opportunità di fare molto». Bisogna sbrigarsi, non c'è tempo da perdere. «Il presidente della Repubblica, che ringrazio per la fiducia che mi ha voluto accordare, ha ricordato la drammatica crisi sanitaria con i suoi gravi effetti sulla vita delle persone, sull'economia, sulla società. La consapevolezza dell'emergenza richiede risposte all'altezza della situazione». E la politica batta un colpo. «Con grande rispetto mi rivolgerò al Parlamento, espressione della volontà popolare. Sono fiducioso che nel confronto con i partiti, i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unita e capacità di dare quella risposta responsabile che serve». Altro sorriso, saluti, la mascherina quasi dimenticata e via.

E da qui la giornata dell'incaricato scorre veloce, facendo il giro dei palazzi del potere. Mezz'ora a colloquio con Roberto Fico, che gli mette a disposizione delle stanze a Montecitorio per le consultazioni. Cinquanta minuti fitti al Senato con Elisabetta Casellati. Nel pomeriggio il lungo incontro fuori protocollo ma molto denso con Giuseppe Conte. Il faccia a faccia a Palazzo Chigi tra il premier uscente e quello entrante è più di una visita di cortesia o uno scambio anticipato di consegne: Conte infatti ha ancora un ruolo importante e con le sue scelte può condizionare l'atteggiamento dei 5 Stelle. Mario Draghi per i grillini è un burocrate espressione dell'establishment o una risorsa, forse l'ultima, per Italia? L'uomo della grande finanze o della grande ricostruzione?

Il movimento è spaccato, polverizzato. Sarà difficile far ingoiare a tutti il «rospo della Bce», però forse sarà ancora più difficile che le truppe parlamentari M5s si affannino per andare al voto a farsi decimare. Servirà un po' di tempo, far decantare le prime reazioni, aspettare gli effetti del pressing del Pd. Dario Franceschini è già sceso in campo: «Il governo Conte bis ha riportato il Paese verso l'europeismo e sono convinto che Conte sarà coerentemente il primo e più convinto sostenitore di Draghi».

L'operazione SuperMario non è certo una manovra improvvisata, prima di imbarcarsi sia lui sia Mattarella si saranno fatti un'idea delle possibilità di riuscita. Ma insomma, i numeri ballano, la maggioranza è tutta da costruire. Dando per scontata l'opposizione sia pur responsabile di FdI, al premier in pectore servono o i 5 Stelle o la Lega per una navigazione tranquilla. Il centrodestra e tuttora incerto tra un si, un no è un'astensione benevola. Andranno in ordine sparso?

Mario Draghi sa che è ancora presto per tirare le somme e si muove con grande prudenza. Ha tenuto testa per otto anni ai tedeschi quando dirigeva l'Eurotower a Francoforte, può cavarsela anche stavolta. Per questo sta ragionando su un approccio morbido con i partiti.

Li vedrà con la massima disponibilità, rinnovando l'appello di Mattarella al senso di responsabilità, però senza imporre nulla a priori per quanto riguarda la formula e il tipo di partecipazione. Si comincia a parlare, poi si vede. Intanto si parte.

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