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Draghi inchiodato

Il Financial Times: se trasloca al Quirinale getta il Paese nell'ingovernabilità. Il mondo economico lo vuole premier

Draghi inchiodato

Che l'attività di governo sia sostanzialmente congelata da settimane non è un segreto per nessuno. Anzi, è ormai tema di riflessione e discussione non solo tra ministri, ma anche tra leader di partito. Il fatto che Mario Draghi sia formalmente in corsa per il Quirinale, infatti, ha ormai fatto andare in corto circuito il sistema. Al punto che pure i mercati internazionali - basta leggere il Financial Times di ieri- iniziano a temere «disordine» e «instabilità». I segnali sono tanti, forse persino troppi visto che alla convocazione del Parlamento in seduta comune per eleggere il successore di Sergio Mattarella mancano ancora oltre 40 giorni. Politicamente parlando, un'eternità.

Eppure su Palazzo Chigi sembra essere già calata da tempo una grande bolla. All'interno della quale non si discute troppo di misure anti-Covid odi Pnrr, ma soprattutto di quale potrebbe essere il candidato migliore alla staffetta con l'ex Bce nel caso in cui Draghi esca vincente dalla corsa quirinalizia. Per traslocare al Colle, infatti, il premier ha bisogno di chiudere un accordone politico con i partiti di maggioranza, un'intesa il cui punto di partenza è individuare un nuovo presidente del Consiglio che si faccia carico di portare a termine la legislatura. Avanti, dunque, a sciorinare ipotesi. Quella di Daniele Franco, certamente il nome più gradito a Draghi. Non è un mistero che in via XX Settembre il ministro sia stato soprannominato Alexa - in onore dell'assistente vocale di Amazon - perché è sempre pronto a risolvere qualunque problema gli sottoponga il premier. Ma negli ultimi giorni è stato «spinto» anche il nome di Marta Cartabia, attuale ministro della Giustizia che avrebbe il grande atout di essere la prima donna presidente del Consiglio. Ma si ragiona a 360 gradi e senza preclusioni. Perché l'obiettivo è arrivare al Quirinale e poco importa chi resterà a fare la staffetta a Palazzo Chigi. Un altro nome, destinato a rimbalzare prossimamente sui giornali, è quello di Giancarlo Giorgetti. Divisivo per il Pd, certo. Ma che potrebbe spaccare la Lega e tenerla attaccata (tutta o una buona parte) al governo del dopo Draghi. In questo quadro, però, l'azione di governo ha finito inevitabilmente per ingolfarsi. Archiviato il decisionismo dei primi mesi dell'anno, infatti, l'esecutivo ha iniziato a muoversi con grande prudenza, finendo in molti casi prigioniero della palude dei partiti e degli interessi divergenti - e spesso contrastanti - che esprime una maggioranza così ampia come quella che sostiene Draghi. La fotografia implacabile di quanto questo tergiversare sia deleterio sta nel fatto che Cgil e Uil sono persino arrivate a proclamare uno sciopero generale per il 16 dicembre. Contro la manovra e i partiti, ma di fatto contro Draghi. Peraltro mentre i numeri della pandemia continuano a non rassicurare.

È il segnale più evidente di quanto in Italia inizi a mutare il sentiment generale. E non solo a casa nostra, se proprio ieri il Financial Times manifestava esattamente le stesse perplessità. Il quotidiano finanziario britannico, infatti, non ha esitato a evocare il rischio che l'Italia possa «piombare nell'instabilità politica» se Draghi lasciasse Palazzo Chigi per andare al Quirinale. Un cambio di passo che arriverebbe proprio «mentre il governo intraprende ambiziose riforme strutturali e un piano di ripresa sostenuto da quasi 200 miliardi di euro di fondi Ue». «Funzionari e analisti - conclude il Ft - ritengono che senza Draghi è improbabile che il governo possa sopravvivere nella sua forma attuale».

Un segnale di allarme che - arrivando dal quotidiano della City di Londra rappresenta quello che nella sostanza è un timore anche dei mercati. Un mondo a cui Draghi non è affatto alieno. Proprio ieri, peraltro, si è registrato un balzo sia dello spread che del rendimento dei Bot italiani. Che ha coinvolto tutta Europa e che è legato alle scommesse del mercato, che punta su una stretta della Bce ora che la variante Omicron sembra fare meno paura. Ma che ha trovato terreno fertile in Italia, dove lo spread tra Btp e Bund tedesco si è allargato di 4 punti base, a quota 134, mentre il rendimento dei decennali è balzato di 10,4 punti.

La performance peggiore di tutta Europa.

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