«Io credo che dopo l'assemblea dell'Onu il G20 si farà, parleremo con il presidente cinese. Anche se questo non è il momento in cui qualcuno può dire di avere delle strategie chiare, tutti stanno parlando e riflettendo, nessuno ha delle mappe». In conferenza stampa a Roma, alla vigilia della sua partenza per Marsiglia dove era atteso per una impegnativa cena di lavoro con il presidente francese, Mario Draghi risponde alle domande sull'Afghanistan e mette in chiaro che c'è ancora molto da lavorare per organizzarsi e che per vedere attuate delle strategie comuni ci vorranno tempo e pazienza.
«La cosa più importante adesso è parlare con gli afgani e impegnarsi sul fronte umanitario: è l'unica cosa che possiamo fare ora», ammette abbastanza piccato il presidente del Consiglio. Che si concede anche una stoccata all'indirizzo dell'Unione Europea: «Indubbiamente è stata abbastanza assente. Ma ha poi aggiunto qualcuno è stato concludente?». Questo sul piano politico, mentre «in ogni caso, sul piano umanitario, l'Ue ha fatto molto».
Draghi ha insistito sul dovere morale di offrire accoglienza ai rifugiati afgani, gente scappata davanti al rischio della morte violenta o di una vita futura sotto un regime oppressivo. «Ma come si fa ha detto riferendosi alle prese di posizione di alcuni Paesi europei e di alcuni partiti politici italiani a dire noi non vogliamo rifugiati afgani di fronte a quelle immagini» giunte da Kabul? Il premier ha spiegato che per i circa cinquemila afgani portati in Italia con un ponte aereo è stato individuato un percorso speciale: «É stata concessa loro la condizione di rifugiati, sono stati vaccinati immediatamente» e ha aggiunto che per loro inizierà presto «un vero processo di integrazione». Draghi ha osservato con rammarico che «c'è ancora molta gente che dovrebbe essere portata fuori dall'Afghanistan, ma purtroppo dopo l'attentato di Kabul è diventato molto difficile farlo» e ha assicurato che il tema dell'accoglienza sarebbe stato portato alla discussione con Macron.
Quanto ai temi della cena di lavoro con il presidente francese, va osservato che non era prevista una conferenza stampa a Marsiglia, e che però certamente come ha detto lo stesso Draghi prima di partire da Roma la conversazione sarebbe stata «a tutto tondo», ovvero i due statisti non si sarebbero concentrati solo sull'Afghanistan, perché Italia e Francia hanno molti motivi di convergenza su questioni prioritarie. In sintesi, quanto all'Afghanistan, Draghi avrebbe insistito sull'opportunità di sfruttare l'ormai prossimo G20 a guida italiana per allargare a cinesi, russi e pakistani la platea della discussione sul da farsi, oltre a condividere purtroppo in modo platonico visto l'insuccesso del tentativo francese in tal senso in Consiglio di sicurezza il progetto dell'Eliseo per una zona umanitaria di sicurezza a Kabul; quanto a Macron, sembra che abbia a cuore il ruolo di mediazione attiva del Qatar presso i talebani, e sarà dunque compito di Draghi convincerlo appieno dell'opportunità di offrirne uno a Pechino e a Mosca.
Ma alla tavola imbandita di Marsiglia, va ricordato, hanno avuto certamente spazio il tema della auspicata difesa comune europea e
soprattutto la prospettiva del Trattato del Quirinale, che entro fine anno dovrebbe sancire uno storico avvicinamento ufficiale tra Roma e Parigi, intenzionate a bilanciare insieme in ambito Ue la grande forza della Germania.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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