L'ultima cosa che vuole è dare l'idea del capitano che sta abbandonando la nave. Legittimando, peraltro, le ricostruzioni di chi va sostenendo che era lui ad essere stanco di Palazzo Chigi, una delle versioni più gettonate da quei partiti che - esattamente una settimana fa - hanno deciso di astenersi dal votare la fiducia al suo governo, spalancando la strada allo scioglimento delle Camere e alle elezioni anticipate.
Ecco perché Mario Draghi non perde occasione per ribadire che «le attività del governo non si fermano». Un concetto su cui aveva insistito molto anche nel primo Consiglio dei ministri da premier dimissionario e su cui è tornato ieri durante l'incontro con i rappresentanti delle associazioni dei datori di lavoro. Con loro, l'ex numero uno della Bce non ha nascosto le difficoltà che ci aspettano dopo l'estate, quando si registrerà una inevitabile «flessione dell'economia». D'altra parte, persino la Germania - storicamente la cosiddetta locomotiva d'Europa - è ormai a un passo dalla recessione. E l'inflazione incalza, i rincari dell'energia non si fermano, la siccità sta mettendo a dura prova interi settori. È inevitabile, dunque, che «la stagione autunnale» si prospetti - prevede il premier - «molto complessa». In serata l'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato l'outlook sul debito italiano: «A rischio riforme e fondi Pnrr».
Un problema, ovviamente, che riguarderà Draghi solo fino a un certo punto. Perché il 25 settembre - giorno delle elezioni - sarà comunque lo spartiacque tra un prima e un dopo. Il governo farà il possibile per tracciare la rotta, ma poi la palla passerà all'esecutivo che verrà. Nel frattempo, il premier incontrerà i sindacati in vista del dl Aiuti che dovrebbe essere approvato in Consiglio dei ministri giovedì della prossima settimana. Mentre nel Cdm in programma domani è atteso il via libera alla riforma della giustizia civile, uno dei provvedimenti chiave per accedere ai fondi del Pnrr.
Insomma, pur sfiduciato nei fatti, Draghi è deciso ad andare avanti «senza indugio» e lasciare le cose in ordine. Continua a lavorare sulla cosiddetta agenda sociale e, facendo seguito agli impegni presi, ha convocato per oggi Cgil, Cisl e Uil, così da cercare di concertare al massimo le decisioni da prendere. Certo, servirà anche il via libera dei partiti, che saranno chiamati ad autorizzare la Relazione che aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica illustrata ieri in Consiglio dei ministri dal titolare dell'Economia Daniele Franco. La calcolatrice di via XX Settembre, infatti, individua in 14,3 miliardi di euro le risorse disponibili per il nuovo decreto Aiuti, un tesoretto che arriva grazie alle maggiori entrate incassate dallo Stato in questo periodo.
Certo, il punto critico rischia di essere la mancanza di una sintesi politica. Perché i partiti sono già entrati in modalità campagna elettorale e proprio ieri mattina - prima dell'incontro a Palazzo Chigi tra Draghi e i rappresentanti delle associazioni datoriali e prima della relazione di Franco sulle risorse disponibili per il decreto Aiuti bis - Matteo Salvini già invocava con forza il taglio dell'Iva sui prodotti alimentari. Una misura che, in verità, solleva più di un dubbio al ministero dell'Economia, dove temono che il mercato finisca di fatto per bruciare il taglio dopando i prezzi e annullando quindi i benefici per le tasche dei consumatori, a solo vantaggio dei commercianti. Una riflessione squisitamente tecnica. Anche se a Palazzo Chigi c'è chi sottolinea contraddizioni decisamente più politiche.
Mentre Salvini chiedeva al governo cui ha fatto mancare la fiducia d'introdurre il taglio dell'Iva sui prodotti alimentari, infatti, il ministro Giancarlo Giorgetti spiegava al tavolo con le associazioni dei datori di lavoro che ormai l'esecutivo «può licenziare solo provvedimenti in continuità» e «altro non può fare».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.